JESI – Il balletto, con “Suite Italienne” sulle note di Stravinskij, e il tesoro recuperato – nello scrigno tutto da esplorare del ‘700 napoletano- di “Lesbina e Milo”. Parte così – domani sabato 17 ottobre alle 20,30 e domenica 18 in replica alle 16 – la 53esima Stagione Lirica del Teatro Pergolesi di Jesi. La Stagione, che in epoca Covid, è quella della «sfida- dice nel presentarla l’amministratrice della Fondazione Pergolesi Spontini, Lucia Chiatti– quella che abbiamo lanciato col proporre addirittura nuove produzioni. Rimettendoci in discussione e tirando fuori la carta vincente della nostra attività produttiva». Perché, spiega il direttore artistico Cristian Carrara, «occorreva inventarsi qualcosa di nuovo, nel momento in cui il “tradizionale” non si può fare. Vengono fuori qui la creatività e le possibilità che ha questo teatro».
Punti di vista che, in chiusura di presentazione, il sindaco di Jesi e in quanto tale presidente della Fondazione, Massimo Bacci, abbraccia: «Con il tempo sento sempre più l’orgoglio di far parte di questo gruppo di lavoro. Resilienti come noi della Fondazione Pergolesi Spontini ce ne sono pochi». E l’assessora Beatrice Testadiferro, per il comune di Maiolati Spontini, sottolinea «impegno, dedizione, fatica di artisti e tecnici». Ma sono forse le parole del tenore Alberto Allegrezza, che sarà sulla scena Milo, a raccontare bene cosa sia il Pergolesi: «Sono originario di Corinaldo, le mie prime esperienze musicali da bambino e da clarinettista le ho fatte nella banda. E nella banda di Jesi, diretta allora dal maestro Porfiri, venivo in questo teatro a suonare. Oggi è una esperienza strana e gratificante ritrovarsi qui».
E dunque l’apertura, con il debutto del balletto “Suite Italienne” su musica di Stravinskij e la prima esecuzione in epoca moderna degli intermezzi in musica del 1707, di Giuseppe Vignola, “Lesbina e Milo”, tra scene buffe, schermaglie amorose e corteggiamenti. Un viaggio nel ‘700 napoletano, con un Pulcinella che danza sulle note di Igor Stravinskij, e una partitura ritrovata, esempio interessante di quella che diverrà poi la forma dell’Intermezzo buffo, di cui “La Serva Padrona” di Pergolesi sarà esempio mirabile.
Nella prima parte del dittico, in occasione dei 100 anni dalla prima rappresentazione del balletto “Pulcinella” di Igor Stravinskij – costruito su arie del ‘700 napoletano tra cui alcune di Pergolesi- in scena i ballerini e coreografi Sasha Riva e Simone Repele, formatisi all’Accademia del Balletto di Amburgo e poi passati per il Balletto di Ginevra. «Una riproduzione della storia di Pulcinella che lascia spazio alla immaginazione del pubblico» spiega Repele, Riva evidenzia: «Abbiamo voluto aggiungere un lato più fiabesco e astratto». Di primo piano e pluripremiati i musicisti, con il violoncellista Riccardo Pes e il pianista Andrea Boscutti. «Una bellissima collaborazione- la descrive Pes- per una partitura complessa e ricca di sfumature». Sottolinea Boscutti la «totale e serena disponibilità di tutti coloro che hanno lavorato a questa produzione». I costumi sono firmati da Anna Biagiotti, ma quello di Pulcinella porta la firma nientemeno che di Pablo Picasso che disegnò scene e costumi per il balletto “Pulcinella” di Léonide Massine su musica di Stravinskij per i Ballets Russes di Serghei Diaghilev (1920). Co-produzione con Daniele Cipriani Entertainment.
La seconda parte della serata vede la prima esecuzione in epoca moderna di “Lesbina e Milo” del compositore napoletano Giuseppe Vignola (1662-1712). Una serie di scene comiche, composte agli inizi del ‘700, originariamente inserite nell’opera “La fede tradita e vendicata” di Francesco Gasparini. Nella rappresentazione del cartellone lirico jesino, le scene comiche di “Lesbina e Milo” non sono proposte al pubblico nell’originale contesto del dramma serio, ma tra le pieghe di musica di autori di scuola napoletana, i Concerti per Violoncello, archi e basso continuo di Nicola Fiorenza e Nicola Antonio Porpora. Gli intermezzi sono proposti nella revisione critica a cura di Maria Chiara Olmetti: «La partitura è a Napoli, fra le tantissime da riscoprire dell’inizio del ‘700 napoletano. È sempre una scommessa il recupero di cose inedite ma lo spettacolo, che ho visto, è coinvolgente. La direzione è affidata a Marco Feruglio sul podio della FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana, che pone l’accento sul lavoro di ricostruzione di «scene comiche originariamente inserite nel contesto di un’opera seria», la regia è di Deda Colonna: «In questa fase difficile il teatro di Jesi – mentre altri anche di rilevanza internazionale chiudono- coraggiosamente e valorosamente apre. Va rimarcato». Di Benito Leonori le scene, light designer Alessandro Carletti. Cantano il soprano Giulia Bolcato nel ruolo di Lesbina, e il tenore Alberto Allegrezza – di origini marchigiane appunto – in quello di Milo.