Jesi-Fabriano

Sul Cammino di Santiago. Per Andrea la meta si avvicina

Mancano un centinaio di chilometri e lo jesino, se le condizioni meteo saranno buone, dovrebbe arrivare al famoso santuario di San Giacomo per i primi di giugno, ad un mese dalla partenza. Un pellegrinare che riserva sempre, giorno per giorno, incontri, sorprese, riflessioni

Andrea Esposto in Galizia, lungo il Cammino di Santiago

JESI – Un centinaio di chilometri – circa 670 percorsi – poi sarà Santiago di Compostela. La fine del Cammino, iniziato il 2 maggio scorso, per lo jesino Andrea Esposto. Anche se l’idea sarebbe quella di continuare sino all’Oceano, a Muxia.

Comunque, la meta si avvicina. Passo dopo passo.

«Sono oramai in dirittura d’arrivo – conferma Andrea –  mancano poco più di 100 km e condizioni meteo permettendo tra il primo ed il due di giugno dovrei arrivare a Santiago. Tra pochi giorni tutto sarà finito e già l’aereo mi aspetta per riportarmi a casa».

Non è ancora tempo, forse, per trarre bilanci ma qualche punto fermo lo si può incominciare a mettere.

«Credo che tutto questo mi mancherà molto, ogni giorno una nuova tappa, nuove amicizie, emozioni indescrivibili. Il Cammino è stato non solo “sudore” ma anche un relazionarmi con me stesso. Tutta la fatica fatta, i chilometri percorsi di volta in volta per raggiungere la tanto desiderata Santiago lasceranno un segno indelebile dentro di me».

La domanda che nasce spontanea, comunqe, è sempre quella: perchè “uno”, un bel giorno, zaino in spalla, parte e decide di farsi a piedi quasi 800 chilometri.

«Ho voluto mettermi in gioco – dice Andrea – e ho scoperto quanta forza c’è dentro di me. Quanto valgo e quanto ancora posso dare. E ho capito che la forza che cerchiamo per andare avanti è dentro ognuno di noi, risiede anche in quelle paure dalle quali scappiamo. Nulla ci è dovuto ma tutto ciò che diamo prima o poi ci viene restituito».

Tanti gli incontri, gli episodi, particolari. Uno degli ultimi «dopo Ponferrada, lungo un sentiero boschivo dove ho incontrato un falconiere con la sua aquila. Scattate le foto di rito, il mio spagnolo mi ha permesso di parlare un po’ con lui e dopo avermi apposto il sello – timbro – mi ha messo una scatola davanti e mi ha chiesto se volessi vedere la cosa più bella del mondo. Ovviamente ho detto sì, cosi lui ha alzato il coperchio e in uno specchio ho visto riflesso il mio volto. Un nodo alla gola e gli occhi colmi di lacrime perché in quel momento avevo capito il significato del mio viaggio».

«È stato un viaggio straordinario in compagnia di me stesso, un viaggio nel quale ho fatto pace con me stesso e con il mondo, un viaggio nel quale mi sono scrollato di dosso sensi di colpa, fallimenti e paure che giorno dopo giorno mi stavano soffocando. Un viaggio fantastico nel quale mi rifugerò nei momenti difficili che la vita metterà sulla mia strada». Ne è valsa la pena, allora? «Si». Buon Cammino, Andrea.