Jesi-Fabriano

Tatuaggi e piercing, le cose che restano ai tempi della società liquida

Gabriele Boria, proprietario del negozio jesino "Double Soul", racconta come si possa vivere facendo tatuaggi e piercing. Svela le tendenze più in voga e le pratiche performative che fanno della "body mod" una vera e propria forma d'arte

JESI – Zygmunt Bauman, con lungimiranza, parlava della nostra come di una società fluida, senza certezze, ma soprattutto priva di senso d’appartenenza. Il consumare e l’apparire a tutti i costi diventano l’appiglio, un tentativo di ritrovare un abbozzo di identità. In questa liquidità forse anche il lasciare segni sul proprio corpo risponde alla necessità di ritrovare qualcosa che, almeno simbolicamente, resti. Una storia scritta con aghi da piercing ed inchiostro.

Ma tatuaggi e piercing sono oggi una forma d’arte a tutti gli effetti. Tanto che vengono loro dedicate anche esposizioni, convention e performance: è questo il caso della mostra attualmente in corso al Museo del ‘900 di Mestre. Amanda Toy, Pietro Sedda, Andrea Afferni, Morg Armeni sono i nomi di alcuni celebri tatuatori, mentre tedesco è l’uomo che detiene il primato per i piercing: Rolf Buchholz, con i suoi 453 gioielli in tutto il corpo.

Molti sono anche i vip che lanciano mode, si danno alla “body modification” e, talvolta, ci ripensano. Passato alla storia è l’aneddoto del tattoo simbolo d’amore che Johnny Depp dedicò alla Ryder: l’iniziale frase che si stagliava sul suo avambraccio destro era “Winona forever”, per poi trasformarsi, in un ripensamento del cuore, nel tragicomico “Wino forever”. Della serie “in vino veritas”.

Ma cosa spinge le persone a lasciare questi segni indelebili sul loro corpo? Lo abbiamo chiesto a due esperti: Gabriele Boria, tatuatore dal 2009 e proprietario del negozio jesino “Double Soul” dal 2011, e il suo body-piercer di fiducia.


INTERVISTA AL TATUATORE GABRIELE BORIA

Quali tatuaggi più in voga le vengono richiesti?
«Le richieste dei clienti sono le più disparate, vanno dal maori al tatuaggio artistico-figurativo di cui sono esponente. Molte richieste sono indirizzate su quei tatuaggi “intramontabili”, come l’infinito e la dedica verso una persona cara. Mi vengono commissionati anche lavori per mascherare brutte cicatrici o per coprire vecchi tatuaggi scoloriti dal tempo».

Dal bozzetto al tatuaggio
Dal bozzetto al tatuaggio

Cosa spinge una persona a tatuarsi?
«Credo che molti lo facciano per moda, per imitare la persona famosa. C’è chi vuole imprimere su pelle esperienze passate, chi lo fa per coprire un difetto fisico e chi per uno scopo puramente artistico. Poi ci sono gli appassionati che si fanno fare lavori più impegnativi, proprio per passione».

Qual è il range d’età? Al di là dell’età, esiste un cliente-tipo con un suo specifico lifestyle?
«Il range va dai 16 ai 50-60 anni, è un fenomeno trasversale che abbraccia tutte le età, ma anche tutte le categorie sociali. Dal ragazzino alla persona adulta, dall’operaio al direttore di banca».

Lei come s’è avvicinato al mondo del tatuaggio?
«Ho avuto da sempre la passione per il disegno e per la pittura e mi sono gradualmente avvicinato anche al tatuaggio».

In alcune epoche e presso alcune culture il tatuaggio è simbolo di appartenenza, o persino di doti curative e terapeutiche che caratterizzerebbero la persona che lo sfoggia. Questi significati sociali oggi sono andati persi?
«Nella nostra società odierna il tatuaggio ha uno scopo  prevalentemente decorativo, non c’è senso d’appartenenza. Al massimo un valore simbolico-affettivo verso una persona cara».

tatuaggio
Il tatuaggio di un apparecchio acustico voluto per non far sentire solo il figlio sordo

Che richieste “anticonformiste” le hanno fatto?
«M’è stato chiesto di fare tatuaggi in faccia o sulla testa. Un ragazzo poi ha avuto un’idea molto particolare e profonda: s’è tatuato l’apparecchio acustico per non far sentire “solo” suo figlio sordomuto».

Oggi “rimosso” è un termine di gran moda, ancor più di “dimenticato”. Le è mai stata chiesta una rimozione d’un precedente tatuaggio?
«Non mi sono mai state chieste delle vere e proprie rimozioni. Faccio però coperture di vecchi tatuaggi scoloriti, per sostituirli con qualcosa di più nuovo e fresco. Se è possibile sistemarli lo si fa, ribattendoli».

Cosa ci può dire delle modalità di realizzazione?
«All’inizio si parla col cliente, che espone il progetto che intende fare. Si realizza poi un disegno personalizzato tenendo conto ovviamente della preferenza e dei gusti artistici che il cliente aveva illustrato nel primo incontro. Poi si passa alla vera e propria realizzazione su pelle, ovviamente usando materiali monouso e inchiostri certificati, sempre nel pieno rispetto delle normative vigenti».

A Jesi si può vivere da tatuatore?
«Io vivo della mia attività di tatuatore, non faccio altro. La gente impara a conoscerti, sa come lavori e si affida a te. Alla base c’è un rapporto di fiducia e di rispetto. Per questo, pulizia, professionalità e soddisfazione del cliente sono i caposaldi del lavoro. Considero molto importante per la mia crescita professionale e per offrire sempre un miglior servizio anche seguire seminari e corsi d’aggiornamento: il tatuaggio, come le altre arti, è in continua evoluzione».

Quanto è importante l’autopromozione?
«È fondamentale. Oggi anche i social ci aiutano: Instagram e Facebook danno quella visibilità che una volta non c’era. Prima si usavano al massimo dei volantini, ora invece è molto più semplice divulgare i propri lavori. Anche se per consulenze ed appuntamenti è necessario confrontarsi di persona in studio».

body piercer
Il body piercer al lavoro

INTERVISTA AL BODY-PIERCER

Quali piercing sono più richiesti e che nomi hanno?
«I più richiesti sono il Nostril (alla narice), il Navel (all’ombelico), il Nipple (al capezzolo) o i classici Labret (sul labbro). Molto diffusi sono anche quelli ai lobi e sulle varie parti della cartilagine dell’orecchio, come ad esempio l’Helix, l’elica. Le tendenze cambiano poi introducendo dei nuovi gioielli, ma i piercing più in voga, rispetto alle parti del corpo in cui vengono realizzati, sono grossomodo sempre gli stessi».

Microdermal, piercing con brillantino
Accanto a un tatuaggio un Microdermal

Cos’è invece il “Microdermal”?
«Anche questa è una tendenza che c’è da tempo: si tratta di un brillantino avvitato su una piastrina, attaccata a sua volta ad un perno che lo fa rimanere ancorato al corpo».

Il piercing ai genitali viene fatto anche per stimolo erotico. Ti viene richiesto anche questo?
«Sinceramente non ho grandi richieste di piercing ai genitali, ma è vero che chi se li fa fare lo fa anche per stimolo erotico».

Che materiali vengono usati?
«Essenzialmente il gioiello dev’essere in titanio, che da antologia è il materiale più specifico e adatto. Ci possono poi essere dei gioielli impreziositi da dischetti, pietre incastonate, materiali sintetici, brillantini. Le opzioni sono molte, ma il materiale migliore da mettere a contatto con la pelle è il titanio».

Quali ragioni spingono a farsi dei piercing?
«È un abbellimento del corpo, ma anche una trasgressione. Dalla maggior parte delle persone è usato per moda e come cura del look a scopo correttivo, ad esempio per coprire un neo troppo visibile che non piace. C’è poi anche il senso d’appartenenza a una sottocultura: è questo il caso della “body mod”, praticata come rituale. Meno frequente è il farsi piercing per provare dolore, in modo più estremo».

Ci definisce meglio il farsi piercing “per provare dolore”? Cosa significa?
«Può essere per alcuni anche un mettersi alla prova, per conoscere la propria soglia di sopportazione del dolore. A qualcuno il dolore piace, per altri è una sfida personale per confrontarsi con il proprio limite. L’andare oltre può anche comportare un cambiamento psicologico, una specie di superamento di un blocco o di una paura».

Cosa sono invece i “play piercing” o “corsetti”?
«I play piercing sono fondamentalmente degli aghetti da prelievo che vengono infilati facendoci passare una specie di nastrino e attaccandoci degli anellini. Sono usati soprattutto durante le performance, come una sorta di body art spettacolare. Sono “temporanei” nel senso che alla fine della performance vengono rimossi. A me personalmente è capitato di farne uno in occasione dell’inaugurazione di un negozio, ma c’è anche chi se li fa per tenerli alcuni giorni e poi toglierli, non per forza a scopo performativo».

Invece i dilatatori sono una richiesta frequente? Sono nati con i piercing o più tardi?
«Si, i dilatatori mi vengono richiesti spesso, e soprattutto per moda. Sono di derivazione tribale, soprattutto per la dilatazione del lobo. Già più di 10 anni fa ne realizzavo, anche sul mio corpo».

Secondo la legislazione britannica il piercing ai genitali è reputato alla stregua di una mutilazione ed è pertanto vietato. In Italia ci sono leggi che limitano la libertà del body piercer nel suo lavoro?
«In Italia c’è il limite d’età: non è concesso fare piercing ai minori di 16 anni, né ai minorenni che non abbiano il consenso scritto dei genitori. A livello di esecuzione poi ci sono delle attrezzature che non si possono usare, ad esempio aghi specifici come i dermal punch».

Il piercing può provocare particolari rischi?
«Il rischio è sempre lo stesso: di contrarre un’infezione se il piercing non viene curato adeguatamente. L’attrezzatura è sempre sterile nel momento della realizzazione del lavoro, dunque i rischi sono molto bassi. Sta poi al cliente trattare bene la parte nel post-lavoro».

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