Jesi-Fabriano

Dopo 188 anni di assenza, torna al Teatro Pergolesi di Jesi l’opera “I Capuleti e i Montecchi” di Vincenzo Bellini

Una nuova produzione con la direzione di Tiziano Severini, la regia di Stefano Trespidi, scene e costumi di Filippo Tonon.

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JESI – Dopo 188 anni di assenza, torna a Jesi l’opera “I Capuleti e i Montecchi” di Vincenzo Bellini, un grande capolavoro ed insieme una novità per il Teatro Pergolesi che nella sua storia lo ha accolto solo una volta, nell’agosto del 1834. La tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani va in scena venerdì 4 novembre ore 20.30 e domenica 6 novembre ore 16 con anteprima giovani giovedì 3 novembre ore 16 riservata ai partecipanti del progetto educativo “Musicadentro” 2022.

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È la proposta della 55^ Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi curata dalla Fondazione Pergolesi Spontini, secondo titolo di un cartellone che ha inaugurato con “Trovatore” e con la prima mondiale di “Delitto all’isola delle capre” di Marco Taralli su libretto di Emilio Jona dal dramma omonimo di Ugo Betti (25 e 27 novembre con anteprima giovani il 23 novembre), e con la “Tosca” di Giacomo Puccini (16 e 18 dicembre, anteprima il 15 dicembre). Quattro titoli per 12 repliche al pubblico, che vedono il “Pergolesi” impegnato in un grande sforzo produttivo insieme ad una rete di teatri nazionali ed europei.

“I Capuleti e i Montecchi” va in scena in una nuova produzione e nuovo allestimento, frutto della collaborazione tra Fondazione Pergolesi Spontini, Teatro Sociale di Rovigo, Teatro Comunale “Mario Del Monaco” di Treviso e Teatro Comunale “G. Verdi” di Padova.

La direzione è affidata a Tiziano Severini, la regia è di Stefano Trespidi, scene e costumi di Filippo Tonon, light designer è Bruno Ciulli. Suona la FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana, il coro è Iris Ensemble, maestro del coro è Marina Malavasi.

Nella compagnia di canto, il soprano Francesca Pia Vitale nel ruolo di Giulietta, e il tenore Davide Tuscano in quello di Tebaldo sono i due vincitori del XLX Concorso Internazionale per cantanti “Toti Dal Monte”,ad interpretare Romeo è il mezzosoprano Paola Gardina, il basso-baritono William Corrò canta Lorenzo, il basso Abramo Rosalen è Capellio.

L’opera è uno dei vertici dell’arte di Vincenzo Bellini. Fu rappresentata in prima assoluta al Teatro La Fenice di Venezia, l’11 marzo 1830, riscuotendo un autentico trionfo; venne scritta a partire dalla storia di Romeo e Giulietta, ma tratta non dalla tragedia scespiriana bensì dalla tradizione letteraria italiana.

La sua storia è strettamente legata alla figura del marchigiano Alessandro Lanari, originario di San Marcello (AN), figura di primissimo piano della scena italiana della prima metà dell’‘800, e impresario di numerosi teatri grandi e piccoli della penisola. Fu appunto l’Impresa Lanari a incaricare Bellini di scrivere l’opera, in circostanze eccezionali. Negli ultimi giorni del 1829, infatti, Bellini si trovava a Venezia per curare l’allestimento di un’opera in scena alla Fenice. Trovandosi, però, il Teatro veneziano in emergenza per via di un’imprevista inadempienza da parte di un altro compositore, la presidenza del teatro, l’impresario Lanari e l’intera città si diedero a pregare Bellini perché scrivesse lui un’opera al posto del collega. Fu così che in un mese e mezzo Bellini compose “I Capuleti e i Montecchi” sul libretto di Felice Romani, che si prestava già perfettamente alla compagnia di canto scritturata dalla Fenice per quella stagione.

A Jesi l’opera venne rappresentata solo pochi dopo la prima alla Fenice, nell’ambito della Fiera programmata dal 23 agosto 1834. Nelle cronache dell’epoca, si legge che la interpretarono Serafino Torelli, Angelica Celestina Giacosa, Clorinda Corradi Pantanelli, Filippo Tati, Federico Badiali, direttore Luigi Romagnoli, Filippo Fioravanti, direttore del coro Luigi Polidori, direttore di scena Serafino Torelli. Era prevista a Jesi una seconda messa in scena nel 1836 ma la stagione fu sospesa, a causa del rischio del colera che in quegli anni dall’Europa era arrivata fino allo Stato Pontificio, e che quindi minacciava anche i territori di Jesi.

Biglietti da € 15 (loggione) a € 70 (Platea e palchi centrali)