JESI – Proseguono i lavori per la messa in sicurezza definitiva di tutte le chiese inagibili della Diocesi jesina per un totale di circa 3 milioni di euro, alcuni finanziati dallo Stato, altri con l’8 per 1000.
Per far fronte alle criticità che hanno interessato molte chiese del territorio dopo il terremoto del 2016 e le successive scosse, il Vescovo ha attivato un ufficio specifico per il quale lavorano Augusto Abbatelli e Emiliano Rossi, Randolfo Frattesi e Giulia Giulianelli. Per alcune strutture i lavori sono terminati, mentre per altre sono in corso. Le strutture interessate sono la chiesa di San Leonardo a Cupramontana (edificata nel 1760), Santo Stefano a Maiolati Spontini (secolo XIII), San Marco Evangelista a Castelbellino, Sant’Antonio da Padova a Santa Maria Nuova, San Pietro Apostolo di Monsano (XIII secolo), Santa Maria del Carmine a Castelplanio (aperta al culto nel 1620), a Santa Maria Fuori Monsano, San Pietro Apostolo a Jesi (la più antica della città insieme alla Cattedrale) e Santa Maria di Loreto a Borgo Loreto di Castelplanio (1600).
A fronte di richieste arrivate da tutta Italia, nell’aggiudicare i lavori è stata data la precedenza a tecnici della zona, le ditte aggiudicatrici più lontane sono a Matelica e Cingoli. I problemi più importanti legati al sisma si sono verificati sui campanili, in particolare quello di Santa Maria Nuova che era ceduto.