Inaugura il 12 aprile alle ore 18 a Palazzo Bisaccioni di Jesi la mostra “Tina Modotti fotografa e rivoluzionaria” organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi nell’ambito delle attività di celebrazione dei 25 anni della nascita dell’ente. La mostra, che resterà aperta al pubblico dal 13 aprile al 1 settembre, celebra il genio e la vicenda umana di Tina Modotti, una delle più grandi fotografe del Novecento, artista e attrice, rivoluzionaria e ‘pasionaria’, italiana d’origine e cittadina del mondo, che spese la sua vita in una fusione costante tra tensione estetica e impegno politico. Di origini friulane, giovanissima emigrò negli Stati Uniti per poi trasferirsi in Messico, dove partecipò attivamente alla fervida vita culturale e politica che negli anni Venti del Novecento animava il paese.
L’esposizione è composta da sessanta fotografie provenienti dalla Galerie Bilderwel di Berlino di Reinhard Schultz, che ne è anche il curatore. Il progetto espositivo è ideato da Francesca Macera, e ripercorre le vicende biografiche della Modotti attraverso un percorso in sei tappe.
La prima sezione è dedicata alle sue origini e alla storia familiare della Modotti. Nata a Udine nel 1896 a cause delle difficili condizioni di vita, a soli diciassette anni si imbarca su un piroscafo diretta verso la California, dove la attendono a San Francisco il padre e la sorella. Lì conosce e si innamora del pittore canadese Roubaix de l’Abrie Richey, detto Robo e con lui si trasferisce a Los Angeles.
La seconda sezione documenta la sua breve carriera hollywoodiana, in qualità di attrice del cinema muto. Scritturata per parti da femme fatale, partecipa a diverse pellicole, tra cui The Tiger’s Coat del 1920 diretta Roy Clements, unico documento cinematografico superstite della sua carriera di attrice. Lanciata sui giornali dell’epoca come una bellezza sensuale ed esotica, nel film la Modotti interpreta il ruolo in maniera personale ed originale concentrandosi sull’espressività del volto, meno smaccata delle altre attrici del muto, dimostrando la sua assoluta modernità e il suo modo di andare controcorrente.
La terza sezione è relativa alla fotografia, che Tina scoprì grazie all’incontro con il fotografo statunitense Edward Weston, che per molti anni fu suo mentore e con il quale si trasferì in Messico nel 1923 e intrecciò anche una lunga ed appassionata relazione sentimentale. Entrambi influenzati dal costruttivismo europeo fotografano inizialmente gli stessi soggetti e oggetti, ma inizia a delinearsi la personalità fotografica densa di umanità della Modotti. Ne sono un esempio in mostra Serbatoio n. 1 con i volumi accentuati da prospettive geometriche, o il contrasto tra luce e ombra nella celebre Calle. Weston rimane una presenza costante nella vita di Tina, ma l’amore finisce quando la sua passione politica la allontana dall’estetica formale del fotografo americano.
Protagonista della quarta sezione è il Messico. Qui si concentra sul ritratto e sul soggetto umano, raffigurandolo sempre da un punto di vista inedito con l’obiettivo di evidenziarne la dimensione emotiva. La sua attività di fotografa va di pari passo con l’impegno politico, umano e sociale e i suoi scatti sono pubblicati dai più importanti giornali del tempo, come Il Machete, organo ufficiale del Partito Comunista Messicano, i cui fondatori sono i pittori Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros e Clemente Orozco, che diventano suoi intimi amici.
Al centro della quinta sezione, dedicata alle passioni della sua vita, ci sono le foto degli amici, artisti ed intellettuali tra cui anche Frida Kahlo, Julio Antonio Mella, Vittorio Vidali. La tensione politica in Messico è alle stelle a causa dello scontro internazionale tra stalinisti e trotskisti e la stessa Tina viene accusata di aver partecipato prima all’omicidio di Julio Antonio Mella, rivoluzionario cubano con cui visse una breve storia d’amore, e poi all’attentato al presidente messicano Pascual Ortiz Rubio. Siamo alla fine degli anni ’30 e, dopo 12 giorni di carcere, viene espulsa dal paese per essersi rifiutata di rinnegare il comunismo. Iniziano così le sue missioni in un’Europa alle soglie della Seconda Guerra Mondiale insieme a Vittorio Vidali, personaggio di spicco del partito comunista.
Il sempre crescente coinvolgimento di Tina nella politica è al centro della sesta tappa del percorso espositivo, un coinvolgimento che la spinge per lunghi periodi in Russia, Francia e Spagna, e poi a tornare in Messico, fino alla sua misteriosa morte avvenuta nel gennaio del 1942 a Città del Messico dentro a un taxi che la sta riportando a casa.
A completare il percorso della mostra la proiezione integrale del film The Tiger’s Coat, lungometraggio che vede una giovane e bellissima Tina Modotti nel ruolo di protagonista.