JESI – Partecipato incontro ieri pomeriggio, giovedì 16 novembre, nell’Aula Magna dell’Iis Galilei di Jesi per la presentazione del libro “Le vie delle donne marchigiane: non solo toponomastica“, a cura di Silvia Alessandrini Calisti, Silvia Casilio, Ninfa Contigiani e Claudia Santoni.
Le autrici del libro hanno messo in evidenza il fatto che le città sono carenti di una toponomastica che riconosca i valori e i meriti delle donne importanti, rimaste “invisibili” nella denominazione di vie e Piazze nel nostro territorio. «Figure molto care e amate nelle città ma che rimangono nascoste: la toponomastica è uno strumento con il quale ci rivolgiamo alle amministrazioni – ha evidenziato Ninfa Contigiani – affinché possano recuperare quel gap di genere». Recuperare figure femminili care nel territorio dove hanno vissuto è anche lo scopo del progetto avviato con le scuole “Sulle vie della parità nelle Marche”: gli elaborati premiati l’8 marzo ad Ancona parteciperanno poi alla cerimonia finale nazionale che si terrà a Roma il 27 aprile 2018. Premi speciali saranno destinati ai lavori realizzati dalle scuole dei territori colpiti dal terremoto.
Se Macerata si è già messa al lavoro per intitolare la sala consiliare a Maria Pucci, prima donna consigliera comunale, a Jesi Mirella Argentati ha illustrato un lavoro molto dettagliato sulla toponomastica cittadina: «Su 245 vie intitolate a persone, 14 sono quelle dedicate alle donne di cui sei sono sante e solo tre le jesine: Piazzale Anna Ciabotti, via Quartina Ceccarelli e via Letteria Belardinelli. Le restanti vie sono dedicate a donne non jesine. Va detto però che abbiamo un Teatro dedicato a Valeria Moriconi, una scuola intitolata a Gemma Perchi, figura molto cara in città, e due scuole che portano il nome di Anna Frank e Anna Casali». Il lavoro del gruppo di donne jesine non termina certo qui: «Sappiamo che l’intitolazione di nuove strade e piazze pubbliche, la variazione del nome di quelle già esistenti, nonchè l’approvazione di targhe e monumenti commemorativi a persone decedute da oltre dieci anni, può avvenire soltanto previa autorizzazione del Prefetto – ha aggiunto Mirella Argentati – Per le intitolazioni a persone decedute che si siano distinte per particolari benemerenze, possono passare meno di dieci anni. Vogliamo che le commissioni sulla toponomastica siano composte anche da donne nel rispetto delle differenze, perché è giusto ricordare il protagonismo delle donne nella storia e per sensibilizzare sulla discriminazione di genere». L’incontro, voluto dalle donne dello Spi di Jesi con l’Udi e La Casa delle Donne di Jesi, si è concluso con alcune proposte: «Potrebbe essere intitolata ad una donna la scuola Monte Tabor, visto che è solo un nome geografico, oppure parchi pubblici e passaggi pedonali. Chiediamo che la commissione sulla toponomastica sia resa nota e paritaria». Tra i nomi femminili cui si potrebbero intitolare luoghi pubblici è stato fatto quello di Anita Sbarbati.