JESI – Torre Erap, per il sindaco Massimo Bacci non si può tornare indietro. A detta delle opposizioni, invece, il progetto ideato e avviato una quindicina di anni fa può essere ancora bloccato.
«La Palazzina Erap fu voluta dal PD e da quei partiti di sinistra che oggi, “mascherati” da lista civica, sembrerebbero osteggiarla – scrive il Movimento 5 Stelle -. Lo stesso Bacci, il cui mantra durante la scorsa campagna elettorale era la “discontinuità”, in “piena continuità” ha continuato ad agire sulla scia delle scelte dell’ultima giunta Belcecchi. Vedere oggi questi soggetti, comunque politicamente corresponsabili dell’intera questione, così impegnati in questo gioco delle parti è svilente. Abbiamo già da tempo portato all’attenzione della Procura della Repubblica tutta la vicenda, in quanto lo stucchevole rimpallo di accuse va risolto facendo esprimere l’autorità competente a valutare tutte le eventuali irregolarità. Per chiarire se è vero o no che da questa storia non esiste via d’uscita procedurale senza incorrere in possibili danni all’erario pubblico, chiediamo un approfondimento istruttorio al segretario generale ed ai dirigenti degli uffici coinvolti. Al termine di questo lavoro dovrà essere presentata alla cittadinanza una relazione dettagliata nel merito, con precisi richiami normativi e giurisprudenziali, in cui si dica se sia possibile tornare indietro (e per quali motivi), o se non sia possibile (e per quali motivi), comprese le eventuali conseguenze. Riteniamo infine che le sedi per elaborare e proporre come uscire da questo progetto ormai palesemente osteggiato dalla cittadinanza e dai residenti della zona siano quelle istituzionali. Il fascicolo in formato elettronico contenente tutta la documentazione del procedimento – sostengono pertanto i pentastellati, che si stanno anche occupando di assistenza domiciliare indiretta e sicurezza degli edifici scolastici -, deve essere messo a disposizione di tutti i membri del Consiglio Comunale e della cittadinanza affinché si possa poi arrivare alla Commissione preposta pienamente consapevoli dello svolgimento dei fatti e, soprattutto, per evitare di ritrovarsi in commissioni dove si “prende atto” e non si ha modo di lavorare nel merito, come già più volte abbiamo denunciato negli scorsi anni».
Torna sulla questione anche Jesi in Comune: «Secondo il Sindaco – afferma il gruppo guidato da Samuele Animali -, l’unica possibilità è individuare dei palliativi, peraltro del tutto ipotetici (perché poi portarci la Polizia e non, per dire, un ambulatorio sanitario o gli assistenti sociali?). Ma secondo lui non si può sospendere l’edificazione della torre, perché si andrebbe incontro al “danno erariale”. Il che aggiunge domande a domande: che fine hanno fatto i soldi incassati per l’acquisto del terreno da parte dell’Erap? Come potevano essere all’oscuro della necessità di spostare la servitù di acquedotto? In che senso la restituzione di fondi non utilizzati può configurare un danno erariale? C’è un parere chiesto alla Corte dei Conti su un’ipotesi transattiva? E poi, che cosa pensa esattamente Bacci di quest’opera? In effetti la Regione Marche (30/05/2014, non “quando c’erano le giunte precedenti”) ha espressamente chiesto al Comune di Jesi di revocare la proroga concessa all’Erap e naturalmente di restituire il fondo di 1.950.000 euro. Se il Sindaco Bacci avesse voluto, avrebbe potuto semplicemente adeguarsi e tutto sarebbe quantomeno rimasto bloccato in attesa di tempi migliori. Invece ha insistito per procedere, affermando che l’opera rivestiva un’ “importanza strategica”. Il problema è che siamo proprio in un altro mondo rispetto a quando quel palazzo fu pensato e progettato: c’erano la Stu e un piano di attuazione, c’era un piano che coinvolgeva tutto il quartiere rispetto al quale il palazzo era solo una pillola indigesta dentro un ambizioso disegno complessivo (il Campus Boario), il mercato edilizio era in espansione. Coinvolgiamo il Consiglio comunale – riferisce Jesi in Comune – perché dia mandato al Sindaco di esplorare soluzioni alternative (recupero di immobili vuoti, edificazioni in altre aree di completamento: per Sant’Agostino è stato fatto): oggi sono saltate le condizioni che rendevano – socialmente, urbanisticamente, politicamente e forse anche giuridicamente – accettabile e possibile quell’edificazione come parte di una pianificazione e di un progetto di recupero più vasto. Progetto di cui non c’è più traccia e di cui rimangono soltanto i cocci. La torre Erap, appunto».