FANO – TreValli Cooperlat, terzo gruppo lattiero caseario italiano, compie 60 anni. Un momento di festa per celebrare la storia, i valori e l’eccellenza del gruppo con quartier generale a Jesi, ma anche il momento giusto per gettare le basi di un nuovo modello innovativo di filiera agroalimentare per il territorio, con valenza nazionale. Domenica (4 giugno) al Tag Hotel di Fano uno sguardo sul passato e sul futuro di TreValli con il presidente Piero Cimarelli, il governatore delle Marche Francesco Acquaroli, il presidente della 13° commissione agricoltura della Camera dei deputati Mirco Carloni. Ospite della giornata il ministro all’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida.
La cerimonia si è svolta alla presenza di numerose autorità civili e militari, tra cui l’assessore regionale Andrea Maria Antonini, il consigliere Carlo Ciccioli, il deputato Antonio Baldelli, il presidente Atim Marche Marco Bruschini con la platea al completo dei due vice presidenti di TreValli, di tutti i soci delle cooperative che la compongono e dei numerosi allevatori e produttori marchigiani. Nel corso dell è stata consegnata una targa di riconoscimento a Giovanni Cucchi, tra i fondatori del marchio TreValli Cooperlat.
«Siamo orgogliosi di questo traguardo e di scrivere ogni giorno la storia di una grande realtà aziendale – dice il presidente di TreValli Cooperlat Piero Cimarelli – in sessant’anni, è stata capace di adattarsi all’evoluzione e ai cambiamenti sociali, senza dimenticare i valori di cooperazione, tradizione, innovazione, la valorizzazione del territorio e delle persone e la promessa di genuinità e salubrità a cui aspirava. Una meta importante per ciascuno di noi, a cui siamo arrivati con coraggio, lungimiranza e tanto lavoro. La capacità di TreValli in tutto questo tempo è stata quella di saper anticipare le tendenze di mercato e produrre prodotti di qualità».
Poi uno sguardo al futuro. «Il progetto di TreValli – continua ancora – cerca di valorizzare il legame con il territorio, perché è una cooperativa e ha come responsabilità sociale questo nel Dna. Il progetto vuole essere di filiera per migliorare la gestione dei singoli allevamenti, che cerca di apportare nuovi servizi per migliorare tematiche ambientali (energia, acqua…) e deve essere anche di territorio, per dare una prospettiva ai territori. La zootecnia è una necessità in certe aree. Il progetto di TreValli si articolerà su tre linee guida fondamentali: una, rivolta ai consumatori, che sono sempre più attenti ai contenuti dei prodotti in termini di qualità, autenticità e sostenibilità, benessere animale e riduzione del consumo dei farmaci. In questa direzione i prodotti di questi territori possono avere un plus maggiore per essere riconoscibili dai consumatori. Accanto a questo, si cerca di collegare le esternalità positive al territorio, anche in termini turistici. Ultimo tema, il riconoscimento dei premi di ecosistema: la zootecnia nei territori può essere una fonte di manutenzione dei territori stessi, può essere impegnata per curare l’ambiente. Queste attività – conclude Cimarelli – devono essere condivise da più soggetti, pubblici e privati, per creare un modello operativo che riguardi le aree interne, l’alta collina, la montagna, le colline marchigiane, abruzzesi, ma anche romagnole e possano essere un modello innovativo».
L’azienda è partecipata da nove cooperative socie presenti in sei regioni italiane che rappresentano una filiera in grado di raccogliere oltre 500 milioni di litri di latte. Per la Regione Marche, la cooperativa rappresenta un punto di riferimento fondamentale per il sistema allevatoriale, in quanto raccoglie oltre l’80% della produzione regionale.
«La qualità è l’elemento cardine della nostra economia – dichiara il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida – noi non siamo una nazione di quantità eccezionale, ma siamo una superpotenza della qualità che nel mondo viene riconosciuta tale e con grande riscontro in termini commerciali. Una crescita economica che però può essere ancora più forte sia grazie all’export che grazie ad un consapevole consumo dei prodotti utilizzando quella capacità unica delle persone e dei cittadini di scegliere rispetto all’informazione corretta. E poi dall’altra parte c’è l’organizzazione del lavoro, quelle nobili filiere che partono dalla produzione e da una trasformazione attenta che nelle Marche troviamo, non solo come elemento forte, ma anche come capacità di valorizzazione, per esempio da parte della Regione, di questi modelli produttivi che tornano al centro e garantiscono anche equilibrio in un territorio e benessere per gli animali. Un settore strategico fondamentale – aggiunge ancora – che noi dobbiamo sostenere, aiutare e che credo possa essere ancora una volta un elemento cardine per la crescita economica della nostra nazione e quindi per quell’equilibrio sociale che andrebbe cercato. Come dicevamo, l’Italia è una nazione che ha gran parte dei prodotti di qualità che vengono consumati ed esportati nel resto del pianeta – conclude il ministro – e noi abbiamo sempre garantito un processo qualitativo ai nostri cittadini, ma anche ai cittadini del resto del pianeta».
TreValli Cooperlat in sessant’anni è stata capace di adattarsi all’evoluzione e ai cambiamenti sociali, senza dimenticare i valori di cooperazione, tradizione, innovazione, la valorizzazione del territorio e delle persone e la promessa di genuinità e salubrità a cui aspirava.
«La commissione agricoltura – aggiunge Mirco Carloni, presidente della XIII Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati – ha delle sfide di fronte, veramente molto importanti, perché i prodotti della nostra tradizione agricola sono messi in discussione da un atteggiamento che, rincorrendo il desiderio di sostenibilità, rischia di sostituire il rapporto millenario che c’è sempre stato tra il consumo alimentare e la produzione naturale, quella fatta attraverso la via allevatoriale, la produzione e le trasformazioni del latte. In questo caso non si tratta soltanto oggi di festeggiare una azienda che ha raggiunto 60 anni di attività, ma di difendere un presidio di produzione che non solo ha effetti economici importanti per il nostro sistema allevatoriale, ma addirittura tiene insieme le aree interne della nostra Regione, della nostra Provincia e del sistema Paese tutto. Le aree più impervie, quelle considerate “difficili” da vivere, in realtà sono tenute vive proprio dai nostri allevatori. Perdere l’allevamento, dunque – conclude – significa impoverire il nostro Paese e impoverire quel presidio di contadini ed allevatori che sono i veri difensori dell’ambiente».
L’elemento distintivo di TreValli Cooperlat è anche quello di operare con un forte senso di responsabilità verso gli allevatori, sostenendoli e difendendo il loro lavoro. Sono tanti i progetti in cantiere portati avanti per aumentare la biosicurezza, accrescere il benessere animale e migliorare gli aspetti gestionali delle aziende socie per un futuro che sia nel segno di una filiera italiana del latte. «Trevalli Cooperlat al sessantesimo anno della sua attività fa capire quanto sia importante la collaborazione e la capacità di affrontare le sfide della crescita insieme – dice il presidente della Regione Francesco Acquaroli – Oggi la cooperazione si pone come strumento di aggregazione di un territorio come quello marchigiano in settori particolarmente difficili come quello degli allevamenti, quello agricolo, ma anche quello della pesca ad esempio. Oggi siamo chiamati a dare delle risposte chiare a queste piccole, piccolissime e medie imprese che rappresentano il nostro tessuto imprenditoriale, la nostra autenticità: sono coloro che portano la nostra Regione e il marchio Italia nel mondo. Queste attività vivono momenti di difficoltà perché combattono contro chi vorrebbe la cancellazione di questa produzione locale a favore di modelli di sviluppo e di produzione completamente differenti che prevedono lo smantellamento di eccellenze che non sono soltanto importanti per creare occupazione e per dare alla filiera gastronomica una risposta importante, ma sono importanti perché per il tramite di queste imprese sopravvivono i nostri mari, le nostre valli, le nostre colline, sopravvive un intero territorio».
«La storia di Cooperlat si intreccia con la storia di Confcooperative – spiega Francesco Torriani presidente di Fedagri Pesca Marche Confcooperative – È la principale cooperativa del settore lattiero caseario della nostra regione che ha visto la cooperazione protagonista e rappresenta una esperienza innovativa, visto che 60 anni fa ha saputo costituirsi, aggregare e fare rete. La nuova politica agricola regionale dovrà sostenere la crescita della nostra cooperativa facendo sistema con tutti gli allevatori della nostra regione».