«Imprenditoria post sisma, se ci sono imprese meritevoli e sfortunate non vedo perché Ubi Banca non debba sostenerle». Il credito, insomma, non verrà meno nei luoghi colpiti dal terremoto, almeno per quanto riguarda il gruppo bergamasco che ha recentemente acquisito Banca Marche insieme a Banca Etruria e Carichieti. È quanto ha affermato Victor Massiah, consigliere delegato del gruppo bergamasco, oggi in conference call con la stampa per presentare i risultati consolidati di bilancio del primo semestre 2017. Un’occasione, in particolare per i giornalisti marchigiani, di sollecitare Ubi sul futuro di Banca Marche, e sul tema del sostegno creditizio ad un territorio fortemente provato dalla crisi e da una ricostruzione che ancora tarda.
Nel corso della conferenza, Massiah non è voluto entrare nel merito dell’organizzazione della futura MAT di Jesi, la macro area territoriale cui faranno capo Marche e Abruzzo, e sui vertici che la reggeranno a partire dalla riconferma o meno di Nunzio Tartaglia attualmente dg all’Esagono. Nessun commento anche sulle chiusure di filiali e sul ruolo dei Centri direzionali ex Banca Marche a Jesi (Fontedamo), Macerata (ced di Piediripa) e a Pesaro. Quanto alle sponsorizzazioni ex BDM, ancora in corso (dalla Lube alle manifestazioni liriche e culturali) ha detto che «verranno studiate attentamente e se ci saranno coerenze con le nostre regole cercheremo di accompagnare il territorio nelle sue esigenze».
Sul processo di integrazione delle tre banche recentemente acquisite, il consigliere delegato ha comunque detto che «abbiamo cominciato a fare le prime prove di migrazione con risultati molto buoni. Le persone di UBISS (la società di ICT del gruppo UBI, ndr) mi segnalano una eccellente interazione con il personale delle bridge banks, e abbiamo sostanzialmente la possibilità di confermare le date previste, cioè ottobre per Banca Marche, novembre per Banca Etruria e inizio dell’anno 2018 per CariChieti. Le prime iniziative commerciali, che hanno riguardato l’intercettamento di nuovo risparmio gestito, hanno dato esiti molto positivi, come era stato peraltro già in qualche modo preannunciato dalle stesse persone delle bridge banks che sono entrate nel nostro gruppo: questa loro gran voglia di fare, di far vedere quanto in realtà sia la loro effettiva capacità commerciale ha portato già dei buoni esiti con le prime campagne, quindi siamo soddisfatti».
Quanto al conto economico del primo semestre, il vero tema appunto al centro della conferenza, Victor Massiah ha espresso grande soddisfazione per i risultati che includono per la prima volta le tre bridge banks recentemente acquistate, passate sotto la diretta gestione di UBI, ed i cui conti hanno iniziato ad impattare solo per la seconda parte del semestre. «Si tratta di risultati rotondi e solidi in tutte le componenti – ha affermato – I dati patrimoniali (UBI Banca+3 Banche Acquisite) evidenziano una crescita degli impieghi in bonis e la diminuzione dei crediti deteriorati, confermando la buona qualità del credito, e l’incremento ulteriore della raccolta indiretta e di quella totale. I risultati sono migliori anche rispetto alle attese, un dato incoraggiante per il futuro».
Massiah ha chiarito che «è la prima volta che parliamo dell’andamento economico delle bridge banks, una componente che deriva solo dal secondo trimestre. Quello che è avvenuto è che la perdita che avevamo previsto – perché, ricordo a tutti, la parte di turnaround delle tre bridge banks con la riduzione del costo del personale e la migrazione dei sistemi informativi avverrà nell’ultima parte dell’anno e all’inizio degli anni successivi, e quindi era prevista ancora in perdita – quella perdita è stata nettamente inferiore a quanto previsto».
Complessivamente, i risultati economici del Gruppo allargato mostrano un andamento favorevole rispetto alle attese di piano Industriale: si confermano i trend positivi del perimetro UBI (Stand alone), mentre risulta contenuta e inferiore alle attese la perdita registrata dalle 3 banche poste in risoluzione e acquisite lo scorso maggio. L’utile netto contabile incluso il badwill (ovvero la contabilizzazione dell’avviamento negativo, un parametro su cui incide in maniera importante l’acquisizione delle tre ‘banche ponte’), è di 696 milioni di euro, di cui 110,9 milioni di utile netto nel perimetro Ubi ed un risultato netto delle tre banche a -27,7 milioni. Al netto delle poste non ricorrenti, l’utile del Gruppo allargato si è attestato a 130 milioni, sintesi principalmente del risultato di UBI Stand Alone, pari a 155,4 milioni di euro, e di quello delle 3 Banche Acquisite, pari a -25,4 milioni (al netto del riversamento del badwill per +13,8 milioni).
Al 30 giugno 2017, gli impieghi verso la clientela si attestano complessivamente a 94,2 miliardi, e risultano in crescita dello 0,5% rispetto ai 93,8 miliardi del 31 dicembre 2016, effetto combinato della crescita dell’1,6% degli impieghi di UBI Stand Alone (a 83,2 miliardi da 81,9 a fine dicembre 2016) e di una contrazione degli impieghi delle 3 Banche Acquisite (a 11 miliardi da 11,9 a fine dicembre 2016); nel dettaglio, gli impieghi in bonis sono a 85.8 miliardi (+1,5% vs 84.5 al 31 dicembre 2016), di cui 75,4 miliardi nel perimetro Ubi, mentre i crediti deteriorati netti sono circa 8,5 miliardi (-8,7%) di cui UBI Stand Alone a 7,7 miliardi. Aumentano le coperture del credito deteriorato, al 48,8%. La raccolta indiretta va a 95,8 miliardi, +6,7% sul 2016, in crescita sia in UBI (+7,1%) che nelle 3 Banche acquisite (+2,6%); la raccolta totale da clientela ordinaria del Gruppo (diretta e indiretta) va a 179,4 miliardi. La crescita dei conti correnti e dei depositi è forte in UBI Stand Alone (+2 miliardi a 54,3 miliardi a giugno 2017) mentre gli stessi scendono leggermente nelle 3 banche acquisite (-0,5 miliardi).