CHIARAVALLE – Era lì, sulla celebre “Strip”, la strada più famosa di Las Vegas. Loris Baldini, chiaravallese di 48 anni, titolare di negozi di telefonia dal 2000, era al MGM di Las Vegas a poche centinaia di metri dal Mandalay Bay la sera dell’attentato, quando il sessantaquattrenne pensionato Stephen Paddock, da una finestra laterale dell’hotel ha cominciato a sparare all’impazzata falciando gli spettatori di un festival musicale e lasciando a terra, morte, 58 persone e una scia di sangue impossibile da dimenticare.
«Poche ore prima della carneficina ero con la mia compagna al MGM, un grande hotel poco distante dal Mandalay Bay – dice Loris Baldini che è ancora a Las Vegas – perché avevamo deciso di assistere allo spettacolo del grande illusionista statunitense David Copperfield. Sono arrivato a Las Vegas la settimana scorsa e mi tratterò ancora una settimana. Fin dal nostro arrivo ho notato controlli accurati e severissimi, sia a Las Vegas che a Los Angeles, all’aeroporto in cui siamo atterrati. Siamo stati sottoposti anche noi a perquisizioni. Anche sulla celebre Route 66, che abbiamo percorso per giungere a Las Vegas, c’erano poliziotti e volanti. Nulla, però, lasciava prevedere un evento così drammatico, una tragedia di queste proporzioni. Las Vegas è una città splendida, piena di luci, divertimento, gioia di vivere: chi poteva pensare che si trasformasse nella città della morte e della tragedia? I casinò erano pieni, sia di giorno che di notte: gli hotel sono tutti aperti, tutti possono entrarvi anche perché ci sono boutique e negozi di grandi griffe. I controlli sono accurati: ci sono poliziotti, a cavallo, in bicicletta, in moto, nelle auto e molti anche in borghese ma nessuno può prevedere che un pazzo entri in un hotel con una sacca piena di armi e da una finestra faccia fuoco sulla gente inerme. La zona era molto tranquilla anche se è vero che negli Stati Uniti si può entrare in un negozio che vende armi e comprare liberamente una pistola o un fucile».
Loris Baldini è a Las Vegas per un viaggio di piacere, ha visitato il Grand Canyon, Monument Valley, l’Arizona e per rivedere il cugino Rocco Santini, un attore che vive proprio nella città delle luci. È con la compagna trentatreenne Eleonora e di fronte a loro c’è ancora l’orrore e la disperazione della gente.
«Tutte le bandiere sono a mezz’asta, la “Strip”, la strada più famosa di Las Vegas dove ci sono tutti i più famosi hotel e casinò – dice il chiaravallese – è divisa in due tronconi, uno è chiuso al transito. In tanti pannelli luminosi appare la scritta “Pray for Las Vegas” e in qualche locale ci sono candele accese. La vita però nei casinò e nei luoghi di divertimento è la stessa di sempre: il divertimento non si ferma, le luci sono sfavillanti». The show must go on. È doloroso prenderne atto ma lo spettacolo deve continuare.