FABRIANO – Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sindacati di categoria, Regione e tanti esponenti politici moderatamente soddisfatti per la bozza d’intesa raggiunta sulla vertenza Beko, tranne la sindaca di Fabriano che invece spara a zero.
Questa in sintesi la carrellata di prese di posizione all’indomani dell’intesa che sarà siglata al Mimit nella giornata di lunedì 14 aprile, a patto che i lavoratori della newco turco/americana approvino la bozza d’accordo attraverso il referendum che, nei territori coinvolti, si effettueranno fino a domani sera.
A Fabriano si svolgeranno le assemblee domani: Melano 8.30-9.30 e 14-15, impiegati 10.30-12, e nella stessa giornata ci sarà la consultazione referendaria. Sembra scontato il si dei lavoratori a un’intesa che per la città della carta prevede che gli esuberi si attesterebbero fino a un numero massimo di 193 unità tra staff, impiegati, quadri, dirigenti e il centro Sviluppo e Ricerca che saranno gestiti con gli strumenti classici (uscite incentivate e contratti di solidarietà).
A questi si sommano i 64 esuberi (sempre fino a un numero massimo) tra gli operai dello stabilimento di Melano che resta il polo di produzione dei piani cottura per tutta la regione Emea e dove saranno effettuati nei prossimi 3 anni oltre 60 milioni di euro di investimenti. Non ci sarà alcun licenziamento unilaterale, ma le uscite degli esuberi individuati avverranno solo dietro incentivi, con questi che possono arrivare fino a 90mila euro a seconda dell’età anagrafica dei lavoratori che ne vorranno usufruire. L’accordo sarebbe anche accompagnato dall’utilizzo del contratto di solidarietà dal momento della sottoscrizione al 31 dicembre 2027. Quindi, come chiedevano i sindacati, saranno utilizzati solo strumenti conservativi come ammortizzatori sociali. Infatti, ci saranno anche percorsi di pre-pensionamenti per un massimo di 4 anni.
Le reazioni
«D’intesa col ministero del lavoro delle politiche sociali garantiremo la piena operatività degli ammortizzatori sociali vigenti alla data di sottoscrizione dell’accordo, nonché di quelli eventualmente previsti da futuri provvedimenti legislativi su cui ci impegniamo. Questa è politica industriale questa è tutela del lavoro», ha affermato il ministro per le Imprese ed il Made in Italy, Adolfo Urso.
Al quale ha fatto eco, il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli.
«Su Beko raggiunto il miglior risultato possibile grazie al governo Meloni. Nessuno stabilimento Beko sarà chiuso, neanche nelle Marche, e non ci saranno licenziamenti collettivi. Relativamente alle Marche, si era partiti infatti dall’ipotesi della chiusura dello stabilimento di Comunanza e da un taglio occupazionale superiore al 50%. Nell’intesa tra le parti sul testo preliminare dell’accordo quadro vengono annunciati oltre 80 milioni di investimenti da parte dell’azienda negli stabilimenti marchigiani, oltre alla piena salvaguardia dello stabilimento di Comunanza che vedrà un investimento dedicato di 15 milioni e l’avvio di una nuova linea di prodotti».
E ancora: «Confermato, il mantenimento del centro di ricerca sull’elettronica a Fabriano. Gli esuberi inizialmente previsti sono stati più che dimezzati e verranno gestiti con uscite volontarie e incentivate, con l’attivazione di ammortizzatori sociali in deroga, senza il ricorso a licenziamenti collettivi. Su alcuni aspetti soprattutto relativi alla sede impiegatizia di Fabriano – ammette Acquaroli – avremmo auspicato un esito più favorevole, ma purtroppo non è stato possibile per scongiurare il rischio concreto del fallimento delle trattative. Per gli impiegati si è comunque mantenuta una parte della Ricerca e Sviluppo, quella collegata all’elettronica, ritenuta una delle figure chiavi per supportare la sostenibilità del sito nel medio lungo periodo».
Infine aggiunge: «Ringrazio il Governo Meloni, in particolare il ministro Urso e il sottosegretario Bergamotto i sindacati e tutte le istituzioni coinvolte – a partire dalla Regione anche con l’assessore Aguzzi – per aver tenuto fermo il punto sulla salvaguardia del comparto. Il mio pensiero va particolarmente ai lavoratori che non hanno mai mollato in questa difficile partita e soprattutto a coloro che sono coinvolti nelle decisioni di esubero», ha concluso il presidente Acquaroli.
Bozza intesa Beko, ecco cosa dice Giorgia Latini
«L’accordo ottenuto rappresenta un riconoscimento per l’impegno profuso nel dialogo tra Governo, Regione, sindacati e azienda, e risponde alle esigenze di sviluppo e tutela occupazionale. Il governo dimostra, ancora una volta, una grande attenzione verso le Marche, con azioni concrete per tutelare i posti di lavoro e rafforzare il tessuto produttivo regionale», le parole di Giorgia Latini, segretaria regionale Lega Marche e Andrea Maria Antonini, assessore allo Sviluppo della Regione Marche. «Grazie all’impegno del Governo e del Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, è stato scongiurato il rischio di chiusura degli stabilimenti Beko marchigiani e di licenziamenti collettivi. Si conclude così una trattativa complessa, con un accordo che, pur nelle difficoltà, preserva l’occupazione e il sistema produttivo del territorio. Un risultato ottenuto grazie alla determinazione del Ministro Urso e del sottosegretario Bergamotto, e alla collaborazione tra tutti i livelli istituzionali», il commento della sottosegretaria al ministero dell’Economia e delle Finanze e deputato di Fratelli d’Italia, Lucia Albano.
Fabriano, ecco cosa dice la sindaca Ghergo su Beko
Non è dello stesso avviso, il sindaco di Fabriano, Daniela Ghergo, che appare certa che alla fine la dicitura ‘fino a un massimo di’ per quel che riguarda il numero degli esuberi in città, sia pleonastica e che, quindi, a perdere il lavoro saranno effettivamente in 271.
«Se quelli appresi dalla stampa sono i contenuti dell’accordo sulla vertenza Beko, non si può non esprimere un profondo sconforto. Siamo di fronte a circa 1.280 esuberi, a promesse di reindustrializzazione tutte da verificare e alla trasformazione del nostro Paese in un luogo di produzione senza attività di ricerca, progettazione e sviluppo. L’Italia perde centralità in quello che era stato dichiarato un settore strategico. Che ne è stato dell’annunciata applicazione del Golden Power? L’esito di questa vicenda – secondo Ghergo – rappresenta una pagina nera della storia gloriosa dell’elettrodomestico nel nostro Paese, che ha un impatto gravissimo per l’Italia e per le Marche. La perdita di competenze è netta, se consideriamo gli incentivi all’uscita e la cassa integrazione a zero ore funzionale allo stesso scopo. A Fabriano sono 271 gli esuberi tra impiegati, ricercatori ed operai. 271 famiglie che saranno costrette a reiventarsi il futuro nel momento di maggiore difficoltà economica per il nostro Paese e la nostra regione. Per rispetto dei lavoratori, si evitino i toni trionfalistici a cui stiamo assistendo da parte di alcuni esponenti delle forze politiche di governo», le sue parole.