JESI – La vertenza dei lavoratori di Jesi della Caterpillar interessa tutto il Paese. E la mobilitazione è totale. Indignazione, rabbia e solidarietà sono scesi in campo il 23 dicembre per la grande manifestazione a Jesi a sostegno dei 260 lavoratori licenziati.
In mattinata il presidio davanti ai cancelli della fabbrica, e nel pomeriggio a Porta Valle, oltre 1000 persone si sono radunate per dare vita a un corteo di mobilitazione diretto verso piazza Federico II. La manifestazione, organizzata dal Comune di Jesi, da Cgil, Cisl e Uil, Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm, ha visto una larghissima adesione di associazioni, studenti, privati, comitati cittadini.
«Chiederemo un forte impegno del Governo perché non è possibile sostenere una situazione in cui una multinazionale prende una decisione e non dà neanche il tempo ai sindacati e lavoratori di discutere, non è possibile andarsene così in due mesi», dice Stefano Boschini, operatore nazionale metalmeccanici Fim-Cisl. «Vogliamo chiedere al ministro un tavolo al Ministero del Mise e il ritiro immediato del provvedimento di licenziamento con scadenza del 24 febbraio che per noi è una tagliola», continua Davide Fiordelmondo delegato Fiom Rsu Caterpillar.
«Oggi abbiamo un’altra priorità – spiega Vincenzo Gentilucci segretario regionale Uilm –, che si prenda il tempo: nel prendere tempo abbiamo chiesto all’azienda di ritirare la procedura di mobilità che l’azienda ha aperto». «Il primo passo è ottenere un incontro al Ministero – aggiunge Marco Bastianelli segretario provinciale Cgil –, la questione fondamentale è dare risposta ai lavoratori, sono quasi 300 persone più l’indotto che dall’oggi al domani rischiano di non sapere più cosa significhi lavoro».
In piazza Federico II la rabbia dei rappresentanti sindacali, dei rappresentanti istituzionali e dei lavoratori, che nel pacco di Natale hanno trovato una lettera di licenziamento, visto che la proprietà americana ha deciso chiudere per delocalizzare altrove la produzione. A sostegno della vertenza dei lavoratori, tanti rappresentanti delle istituzioni. Hanno sfilato in corteo lungo via Setificio e poi su per via Garibaldi anche i sindaci della Vallesina con la fascia tricolore, il neo presidente della Provincia Daniele Carnevali, gli assessori regionali Aguzzi e Saltamartini, il capogruppo regionale del Pd Maurizio Mangialardi, il parlamentare Carlo Ciccioli. Annunciato l’arrivo del ministro del Lavoro Andrea Orlando, che però non è riuscito a partecipare.
Una pagina nera per la comunità di Jesi e per il lavoro. «Dobbiamo portare la vertenza Caterpillar sul tavolo del governo nazionale – dichiara la deputata Pd Alessia Morani –, ci sono stati incontri in Regione con l’azienda che si è detta indisponibile a ritirare la procedura di mobilità e la delocalizzazione che per noi sono del tutto inaccettabili. Il Governo deve farsi carico di questa vertenza».
«Questa manifestazione a Jesi significa far sentire tutta la nostra vicinanza ai lavoratori Caterpillar. Le delocalizzazioni mortificano il lavoro e uccide il territorio perché lo impoverisce, le Marche hanno già pagato un prezzo molto alto. La Caterpillar ha un ottimo fatturato, chiede straordinari, fa lavorare su 3 turni, non ha un motivo vero di crisi. Bisogna portare la proprietà finanziaria a un tavolo e farla rendere conto che in Italia abbiamo una Costituzione che parla di responsabilità sociale delle aziende», dichiara anche la ex presidente della Camera Laura Boldrini.
Al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici Caterpillar, anche il Comitato Abitanti del Centro storico di Jesi e l’associazione Jesi Centro. «La Regione ha già scritto al presidente del Consiglio, ai ministri interessati – dice il presidente della giunta regionale Francesco Acquaroli -: tutte le forze politiche sono schierate al fianco dei lavoratori di questa azienda perché credo che bisogna avere rispetto dei lavoratori, delle loro famiglie, dei sacrifici che hanno fatto e non accettiamo di essere umiliati in questa maniera».
«La Regione non può non essere in questa situazione a rivendicare un mantenimento dell’occupazione sul territorio e rivendicare il fatto che le imprese in tanti anni sono cresciute e si sono consolidate. È molto triste che da un giorno all’altro possano abbandonare questo territorio o addirittura chiudere», ammette l’assessore regionale al lavoro Stefano Aguzzi.