Jesi-Fabriano

Vertenza Fedrigoni: Sindaco e Vescovo di Fabriano chiedono all’azienda più tempo

Dai sindacati di categoria giudizio sospeso in attesa di nuovi incontri e faccia a faccia ma pesa il "no" del Gruppo a rivedere la decisione di chiusura della società Giano a fine anno

Daniela Ghergo al presidio dei lavoratori a Roma

FABRIANO – Il day after l’incontro al Ministero dell’Impresa e del Made in Italy porta una ridda di dichiarazioni sulla annunciata chiusura di Giano Srl con il licenziamento collettivo di 195 lavoratori. «Ho ribadito al Ministro – dichiara il sindaco di Fabriano, Daniela Ghergo – l’irricevibilità della proposta di Fedrigoni di ricollocare parte dei lavoratori soprattutto in sedi del nord Italia, chiudendo la produzione del settore ufficio a Fabriano. Il nostro territorio non può perdere nessuno dei 195 posti di lavoro, che con l’indotto arrivano a 300, perché significherebbe perdere per sempre la professionalità di maestranze estremamente qualificate. E perché la chiusura di Giano è chiaramente il primo passo verso la chiusura dell’intero comparto Marche, che il Gruppo Fedrigoni aveva già messo in vendita due anni fa con l’operazione Michelangelo. Sorprende che un gruppo solido come Fedrigoni, di proprietà dei fondi Bain Capital e BC Partners, non assuma alcuna responsabilità sociale nei confronti di un territorio che molto ha dato a quella società in termini di crescita e di immagine. Ho espresso la necessità, condivisa unanimemente, che Fedrigoni posticipi la decisione di chiudere la società Giano per consentire di valutare soluzioni alternative, eventuali proposte di acquisto o l’intervento del Poligrafico. Il Ministro Urso, che ringrazio, ha fatto propria la proposta, ma da parte dei vertici aziendali il rifiuto del posticipo della chiusura è stata netta. Verrà comunque avviato giovedì 7 un tavolo tecnico tra Ministero e società dal quale auspichiamo arrivino proposte concrete. Per questo riconvocherò la prossima settimana il tavolo comunale sul lavoro», ha concluso il Primo cittadino, evidenziando che aver condiviso il viaggio in pullman con i lavoratori «non ha voluto solo rappresentare la mia vicinanza a tutti loro, che stanno attraversando un momento difficile e incerto, ma è stata un’occasione preziosa per farmi carico delle loro difficoltà e garantire loro che non saranno lasciati soli dalle istituzioni».

Il Vescovo

Dello stesso avviso il vescovo della diocesi Fabriano-Matelica, mons. Francesco Massara, presente all’incontro di ieri, dopo aver viaggiato con i lavoratori. «Ho ribadito che Fabriano non può perdere nessun posto di lavoro. Ci sono famiglie in difficoltà, in un territorio già martoriato dalle crisi e dal sisma. Auspico che si possa tornare a lavorare in un clima di serenità». Massara ha poi messo in guardia sulle conseguenze sociali di una decisione che sarebbe realmente drammatica per tutto l’entroterra. Ha inoltre proposto la possibilità che «la zona del cratere entri nella Zes valutando un intervento del Poligrafico affinché l’azienda congeli questa decisione in attesa di soluzioni che tutelino il sito e i lavoratori».

I sindacati

Giudizio sospeso da parte dei sindacati di categoria rispetto alla vertenza Fedrigoni e ai contenuti dell’incontro di ieri al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Chimici nazionali ricordano come durante l’incontro di ieri, 4 novembre, sia il ministro Urso che il presidente Acquaroli «hanno invitato il Gruppo Fedrigoni a considerare la possibilità di rinviare la decisione di interrompere la produzione nel sito di Fabriano. Hanno esortato l’Amministratore delegato dell’azienda a esplorare con maggiore attenzione possibili soluzioni alternative alla posizione presa, al fine di garantire la salvaguardia dei posti di lavoro e il benessere delle famiglie coinvolte, auspicando che tutte le opzioni possano essere esaminate entro il 31 dicembre prossimo». Pur considerando il piano di mitigazione dell’impatto occupazionale presentato da Fedrigoni, ricollocando la maggior parte dei 195 lavoratori interessati in altri stabilimenti del gruppo situati nelle Marche, oltre a quelli localizzati in Trentino e Verona, con prepensionamenti e creazione di alcuni posti di lavoro, le organizzazioni sindacali «hanno ribadito fermamente la posizione presa anche negli incontri precedenti, sottolineando che la fermata della macchina F3 nel medio periodo comporterà problemi rilevanti che si ripercuoteranno su tutto lo stabilimento di Fabriano, influenzando negativamente l’intero territorio», spiegando al ministro Urso «che, con uno sforzo comune, la macchina potrebbe essere utilizzata per altre tipologie di lavorazioni con ottimi risultati». Al termine dell’incontro, le segreterie nazionali hanno incontrato un folto gruppo di lavoratori che avevano effettuato un presidio sotto il Mimit a sostegno dell’iniziativa, spiegando loro che la riunione tenutasi al Ministero «rappresenta un passaggio cruciale, propedeutico a un confronto costruttivo tra l’azienda, le rappresentanze sindacali e il territorio. Tale confronto è fondamentale per costruire un percorso condiviso che possa salvaguardare l’occupazione e promuovere il rilancio della cultura imprenditoriale nella regione, e verrà richiesta immediatamente l’istituzione di un tavolo di confronto», hanno concluso.