JESI – «Una grande perdita per la Diocesi». Così il vescovo di Jesi, Gerardo Rocconi sull’addio dei frati Cappuccini dal convento di San Pietro Martire. Benedetto, Giuseppe, Mario e Giansante, i quattro religiosi rimasti, se ne andranno nel mese di agosto.
«I Padri cappuccini se ne vanno – spiega il vescovo -. Alcuni mesi fa il Padre provinciale ha comunicato alla Diocesi di Jesi la necessità di ritirarsi. Hanno grandi difficoltà in quanto la diminuzione numerica dei Frati e l’avanzare dell’età li costringe a ridimensionare le attività. La scelta, pertanto, è quella di mantenere quelle attività più consone alla vita e alla spiritualità francescana. Per cui le prime cose da lasciare sono le parrocchie. Per la diocesi di Jesi di tratta di una grande perdita. I frati, oltre a reggere la Parrocchia di San Pietro Martire, parrocchia vivace e bella, svolgono il loro ministero all’ospedale Carlo Urbani, alla casa di riposo e al cimitero. La sostituzione sarà difficile».
La decisione è presa, insomma. «Più volte ci siamo incontrati con i parrocchiani – ricorda Rocconi -. Nei mesi di gennaio e febbraio abbiamo svolto la visita pastorale in questa parrocchia, proprio per affrontare questo problema. Ovviamente abbiamo delle ipotesi per sostituire i frati. Trattandosi di persone e trattandosi di ipotesi, è prematuro darne comunicazione. La diocesi di Jesi è strutturata in unità parrocchiali, cioè in piccoli gruppi di parrocchie con un solo parroco ed eventualmente un viceparroco. Fanno parte della stessa unità pastorale le parrocchie di San Pietro Martire e di Regina della Pace. Questo significa che, ad agosto, quando i frati lasceranno Jesi, il parroco di Regina della Pace diventerà parroco dell’intera unità parrocchiale. È l’unica cosa certa. Il resto ancora è tutto in divenire».
Il coronavirus non facilita di certo le cose. «A causa di questa emergenza sanitaria – rivela ancora il vescovo – abbiamo dovuto interrompere i contatti con i sacerdoti che pensavamo di accogliere in sostituzione dei frati. Riprenderemo appena le cose si saranno un po’ calmate. Ringrazio i frati per la loro preziosissima presenza. Sono testimone del dolore e dell’affetto dei parrocchiani nei confronti dei Padri. Avremmo voluto che questa cosa non accadesse. Io, come battuta, ma non troppo, invito i fedeli a pregare fra’ Serafino, sepolto in chiesa. Se un giorno diventerà beato (ora è dichiarato venerabile) quella chiesa diventerà un santuario… e chissà che i frati non saranno costretti a ritornare. Forse è fantasia, forse è speranza».