JESI – Presto la Tadamon potrà accendere i riscaldamenti in azienda e utilizzare l’acqua calda. La pratica, dallo scorso 19 giugno sul tavolo della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio delle Marche, dovrebbe essere sbloccata entro qualche giorno. La dura presa di posizione di Marco D’Onofrio, direttore tecnico della cooperativa sociale di tipo B che conta circa 160 collaboratori, è stata recepita dai tecnici dell’ente ministeriale, alle prese ormai da mesi con gli interventi urgenti di messa in sicurezza obbligati dal terremoto, che hanno di conseguenza fatto slittare tutte le altre questioni.
«Siamo consapevoli del problema e ce ne stiamo già occupando, così come di tutte le altre pratiche in sospeso, in contatto costante con l’amministrazione comunale. Contiamo di chiudere questa pratica entro qualche giorno – è la risposta della Soprintendenza -. Purtroppo, a causa del terremoto, abbiamo tantissimo lavoro da portare a termine in temi rapidi, molto complesso ed estremamente urgente, richiestoci dallo stesso Ministero, e abbiamo accumulato ritardi su alcune questioni. Garantiamo che il nostro impegno è massimo e che da tempo ci portiamo anche il lavoro a casa per poter rispondere rapidamente a tutte le istanze».
Dopo aver acquistato il nuovo capannone, riqualificandolo, la Tadamon ha infatti chiesto alla Soprintendenza il nulla osta per l’allaccio del gas, come prevede la normativa vigente. Ma il via libera non è mai arrivato e i circa 40 lavoratori dello stabilimento di via Cappannini, fra i quali anche persone con invalidità, sono costretti in queste giornate di fine autunno a lavorare al freddo. Salvo imprevisti, il problema dovrebbe risolversi con l’inizio della prossima settimana.