JESI – Sanificazione delle strade sì o no? In rete sono in tanti a invocarla, spesso senza alcuna competenza in materia. Diversi Comuni stanno procedendo alla pulizia dell’aslfalto e dei marciapiedi, sperando di arginare il contagio. Ma il vicesindaco Luca Butini, immunologo a Torrette, non è dello stesso avviso. E lo ribadisce di nuovo, corredando le sue considerazioni a ricerche scientifiche.
«Singoli cittadini ed Enti pubblici sono in prima linea per contrastare il più possibile il contagio da Coronavirus, proprio per questo è necessario concentrarsi sulle azioni davvero importanti – evidenzia l’assessore alla cultura -. In merito alla persistenza del virus SARS-Cov-2 su diverse superfici, va prima di tutto specificato che una cosa è la dimostrazione che si rilevino tracce di virus su una superficie, altra che vi siano particelle virali integre capaci di infettare il nostro organismo. In altre parole, il virus era sicuramente presente su varie superfici nelle stanze di degenza, ma non si poteva essere sicuri se esso potesse essere anche infettivo».
Cartone, plastica, acciaio inox, rame, spiega sempre Butini, «sono stati oggetto di un primo studio per vedere quanto il virus, disperso artificialmente in laboratorio su quelle superfici, possa sopravvivere e rimanere potenzialmente infettante (1). Poche ore per rame e cartone, alcune in più per acciaio e plastica, fino ad un abbattimento completo della capacità infettante dopo due giorni per l’acciaio e tre per la plastica. Come ci possiamo difendere? Lavandoci le mani frequentemente, cosicché se anche avessimo toccato una superficie possibilmente contaminata, il lavaggio eliminerebbe il rischio».
Molti cittadini però, sui social, chiedono a gran voce il lavaggio delle strade, non senza accuse (e qualche insulto) allo stesso vicesindaco. «“Non c’è alcuna evidenza scientifica che il Coronavirus rimanga sull’asfalto. Neanche la disinfezione delle strade ha una valida scientificità perché il virus si trasmette dall’interazione fisica tra due persone e con le mani: si toccano oggetti e passa il virus”. Questo quanto affermato giorni fa da Walter Ricciardi (OMS) – rimarca Butini -. Zhang Liubo, ricercatore del China’s Center for Disease Control and Prevention, ha recentemente affermato che “Superfici esterne quali strade, piazze, giardini non dovrebbero essere irrorate con disinfettanti… Spruzzare disinfettanti ripetutamente su ampie superfici può causare inquinamento e deve essere evitato” (2). Juan Leon, Professore Associato di Salute Ambientale alla Emory University School of Medicine, afferma: “Non è chiaro se la candeggina distrugga i coronavirs all’esterno, e se li uccide sulle superfici può non farlo nell’aria… i raggi UV, che distruggono la candeggina, distruggono comunque i coronavirus” e poi “nessuno va in giro a leccare marciapiedi ed alberi” (3). Appare dunque evidente che le misure di “sanificazione” di strade e piazze non raggiungono l’obiettivo di ridurre il rischio di trasmissione del nuovo coronavirus, mentre è certo possano inquinare significativamente l’ambiente. Un aspetto che non va affatto sottovalutato, infine, è che il coronavirus è stato rilevato in campioni di feci, per cui anche quella oro-fecale potrebbe essere una via di trasmissione (4)».
Valgono pertanto le solite raccomandazioni: « Come difenderci? Dopo il necessario distanziamento sociale, il lavaggio accurato delle mani, di oggetti e di superfici con cui le mani vengono a contatto rappresenta la seconda più importante azione per evitare il contagio».
Al momento sono 46 le persone ricoverate al Carlo Urbani, sette delle quali in terapia intensiva. Già operativo l’ospedale da campo, spente le slot machine delle tabaccherie e chiusi i cimiteri. Polizia locale al lavoro per denunciare chi non rispetta le ordinanze.