JESI – Malumori tra i lavoratori di una struttura gestita in maniera autoritaria ed autoreferenziale. Le segreterie regionali di Fp Cgil e Uil Fpl Marche tracciano un bilancio della Casa di Cura Villa Serena di Jesi a due anni dal fallimento della Salus.
La struttura, all’inizio del 2016 era stata riavviata dal gruppo gruppo “Policlinico Abano Terme” di proprietà della famiglia Petruzzi. Alberto Beltrani e Rossano Moscatelli per i sindacati hanno monitorato la situazione in questi due anni, rilevando non poche criticità: «I lavoratori hanno perso la tutela dell’articolo 18 e dal primo gennaio prossimo rischiamo la gestione è libera di licenziare – spiegano – Dovranno inoltre fare i conti con l’azzeramento della contrattazione integrativa aziendale ed il conseguente abbassamento degli stipendi maturati nella precedente gestione». Le preoccupazioni per i lavoratori di Villa Serena non finiscono qui: li riguarderà anche l’interruzione degli aumenti contrattuali decisi dalla Regione Marche e dall’Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata, organizzazione rappresentativa delle case di cura e degli ospedali privati italiani, ndr) per i lavoratori della sanità privata multi-specialistica.
«Questa operazione – proseguono Beltrani e Moscatelli – ha determinato un considerevole risparmio all’azienda pari a circa 800 euro all’anno per ogni infermiere. Il malcontento che sta serpeggiando trasversalmente in questi giorni tra una larga parte di dipendenti a seguito di una gestione della struttura che si è probabilmente rivelata essere autoritaria ed autoreferenziale dipende anche dalla modifica unilaterale delle condizioni contrattuali attraverso l’introduzione di interpretazioni “innovative” e “peggiorative” di alcuni istituti contrattuali quali quello delle Eadr (Elemento aggiuntivo della retribuzione)». Sotto l’albero i dipendenti della casa di cura troveranno anche la unilaterale equiparazione di un giorno di malattia a sole sei ore di lavoro e conseguente attribuzione di debito orario in capo ai lavoratori che incappano in periodi di malattia «per la quale è in corso una verifica ispettiva di INPS e Ispettorato del Lavoro di Ancona». Alla nuova proprietà i sindacati riconoscono l’impegno di aver salvato 120 posti di lavoro ma riconoscono di aver effettuato scelte che hanno generato spesso disaffezione, demotivazione e rassegnazione.
Per Villa Serena sono in vista anche altri trasferimenti, dopo quelli di due impiegate in un call-centre ad Ancona lo scorso febbraio. Episodio che aveva trovato la contrarietà dei sindacati. Il 2018 sarà l’anno della «esternalizzazione dei servizi logistica, e della Farmacia di Villa Igea di Ancona alla società TechMed (probabilmente riconducibile alla medesima proprietà) e con essa i relativi lavoratori addetti, impiegati ed ausiliari che erano prima in forza a Villa Serena, che si vorrebbero cedere dalla Labor alla TechMed con relativo cambio di contratto da quello della sanità privata a quello del commercio». A contribuire al clima di tensione anche la raffica di contestazioni disciplinari che l’azienda ha notificato a molti infermieri di Villa Serena. Provvedimenti disciplinari questi che uniti al timore di poter essere licenziati senza giusta causa, al taglio dei salari ed alle paventate esternalizzazioni di lavoratori, stanno appunto provocando preoccupazione tra i lavoratori. Il timore dei sindacati è che esternalizzazione della farmacia della Labor sia solo la prima di una lunga serie peraltro già iniziata con le due cucine di Villa Serena e Villa Igea, sempre alla TechMed, e con il licenziamento della cuoca di Villa Serena, Santina Giuliani, poi reintegrata.
L’appello dei sindacati è quindi rivolto alla politica regionale cui si chiede una riflessione seria su come «un pezzo sempre più ampio di sanità pubblica affidata ad imprenditori privati, con continui incrementi di risorse economiche pubbliche, finisce per essere poi gestito nei rapporti con i dipendenti lavoratori e lavoratrici (contribuenti ed elettori) della nostra regione.
Le autorità sanitarie regionali valutino se l’esternalizzazione di un servizio strategico, come la Farmacia interna di Villa Igea, possa ritenersi compatibile con il mantenimento dei requisiti di accreditamento regionali. A poco varrà – a giudizio dei sindacati – la decisione aziendale di procedere con l’applicazione, dal prossimo mese di marzo, ai lavoratori di Ancona e di Jesi, il programma di welfare aziendale già riconosciuto dalla stessa proprietà ai lavoratori veneti di Abano Terme stando al quale un infermiere dovrebbe ricevere 600 euro di benefit all’anno, considerato che il ricevimento di buoni spesa, buoni carburante, tessere prepagate e rimborsi spese, non potranno mai compensare la soddisfazione, motivazione e serenità nello svolgimento del proprio lavoro».