Jesi-Fabriano

Vincenzo Macrì a Jesi con gli studenti

Questa mattina il procuratore antimafia ha incontrato le quinte classi dell'Itis Marconi per parlare di legalità e cittadinanza attiva: «Dobbiamo far conoscere ai giovani un fenomeno che è molto cambiato e che non risparmia le Marche»

JESI – «Parlare di mafia a scuola serve a diffondere la conoscenza di un fenomeno non molto conosciuto tra i giovani e che è molto cambiato rispetto al passato». Il procuratore Vincenzo Macrì spiega così la sua presenza questa mattina presso l’ITIS Marconi di Jesi, dove ha incontrato circa 180 studenti delle quinte classi dell’istituto presso l’Auditorium.

Procuratore della Repubblica presso la Corte di Appello di Ancona dal 2010 al 2016, Macrì ha maturato una lunga esperienza di contrasto alle mafie nella sua terra di Calabria e  da Vice Procuratore nazionale antimafia presso la Direzione nazionale antimafia.

L’incontro di formazione sui temi della legalità e cittadinanza attiva di questa mattina, rientra nel programma di attività svolto dall’istituto come presidio dell’Associazione “Libera, nomi e numeri contro le mafie” grazie all’impegno della professoressa Rita Armati referente per la legalità della scuola superiore jesina. L’intervento del Procuratore Macrì ha analizzato il fenomeno mafioso a partire dalle sue prime manifestazioni fino ai giorni nostri, mettendo in risalto il suo percorso di trasformazione profonda.

«Oggi la presenza delle mafie è meno percepibile rispetto al passato, quando l’immagine era associata a quella di Provenzano, chiuso nel suo rifugio, potente ma dimesso – ha spiegato Macrì -. Oggi i mafiosi girano il mondo in giacca e cravatta con la valigetta in mano, controllano la finanza e sono sempre più potenti. Ciò non significa che la lotta alla mafia non sia adeguata, dal punto di vista investigativo l’Italia vanta un sistema ad altissimo livello, ma la mafia è sempre più potente, non più circoscritta al territorio nazionale e la sua presenza nel mondo degli affari la rafforza. Basti pensare al fatturato generato dall’attività mafiosa, passato da 100 miliardi di euro del 2004 a oltre 150 miliardi di oggi, circa il 10% del PIL nazionale. I maggiori proventi provengono da traffico di droga, di armi, di capi di abbigliamento con marchi contraffatti, di uomini e da rapporti di collaborazione con altre organizzazioni malavitose, tra cui anche l’Isis».

Conoscere quindi per contrastare questo fenomeno che non lascia immuni le Marche: «L’immagine di isola felice è sbagliata – ha sottolineato Macrì -. Traffico di stupefacenti e fenomeni criminosi come rapine nelle banche, ai bancomat o ai supermercati sono il segnale di attività criminali complesse anche in questa regione.  E’ necessario non sottovalutare nulla, soprattutto il settore delle opere pubbliche, dove la mafia ha interessi molto forti e la realizzazione di strutture come la Quadrilatero o l’ampliamento dell’A 14 devono indurci a tenere gli occhi ben aperti».

«Pensiamo che la scuola debba crescere prima di tutto cittadini consapevoli e responsabili, oltre che periti – spiega la professoressa Rita Armati -. Questo obiettivo ci impegna con un programma di attività formative che si sviluppa nell’arco dell’intero anno scolastico. Il 21 Marzo di ogni anno, inoltre, partecipiamo alla Giornata della Memoria delle vittime innocenti di tutte le mafie e aderiamo, insieme a tuti gli Istituti scolastici secondari di Jesi al Progetto Giovani, laboratorio interscolastico di cittadinanza attiva promosso dal Comune di Jesi».