Jesi-Fabriano

Violenza sulle donne ed educazione delle bambine e dei bambini: ecco cosa (e come) i genitori possono insegnare

C’è un problema enorme nel mondo dei maschi: l’incapacità di trasformare le emozioni negative in parole e in gesti che rinunciano alla violenza. L'approfondimento con la mental coach Roberta Cesaroni

Il 25 novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un’emergenza che si può fermare e prevenire, educando i bambini, con le parole e con i nostri comportamenti, partendo dalla famiglia.

Nella giornata contro la violenza sulle donne, oltre a ricordare le vittime, potremmo fare una breve riflessione su ciò che dovremmo, o non dovremmo, insegnare ai nostri figli.

Roberta Cesaroni, life e mental coach

La violenza sulle donne non ha nulla a che fare con la virilità. In Italia oltre cento donne, ogni anno, vengono uccise da uomini, quasi sempre quelli che sostengono di amare.

C’è un problema enorme nel mondo dei maschi: è l’incapacità di trasformare le emozioni negative in parole che sanno chiedere aiuto, in gesti che rinunciano alla violenza. È l’incapacità di tollerare la frustrazione di sentirsi impotenti, all’interno di una comunità di maschi che  chiede di essere sempre forte e virile

È l’incapacità di accettare che si può essere deboli, che ci si può sentire inadeguati, che si può essere rifiutati. Come genitori abbiamo il dovere di insegnare ai nostri figli maschi a rispettare i “no” che si sentono dire, a comprendere qual è il confine tra negoziazione e prevaricazione, a lavorare sulla propria competenza, che spesso chiede di rinunciare alla potenza.

Cosa possono fare i genitori?

Si può fare moltissimo e partendo fin da piccoli. I problemi dell’educazione dei figli maschi, e non solo, sono tre: l’eccesso della presenza materna e la forte presenza di carenza conflittuale, e la chiarezza dei ruoli genitoriali. 

Il discorso sull’educazione dei maschi comincia dai padri. Normalmente si pensa che il tema della violenza sia connesso a quello dell’uomo macho. È vero l’opposto: gli uomini violenti hanno un deficit di virilità e di riferimento paterno. Il padre era sostanzialmente assente e ne hanno conosciuto solo il lato duro. Si è formato in loro un bisogno profondo di devozione e conferma che non hanno trovato da piccoli. Nel momento in cui non viene soddisfatto dalle loro partner femminili passano alla violenza. La virilità è un’altra cosa: è la capacità di farsi rispettare rispettando gli altri, è una fermezza profonda, un coraggio particolare nell’affrontare la vita.

Nella nostra società viviamo un eccesso di ruolo materno di controllo.

A volte curano l’igiene del figlio di 9 anni e lo tengono nel lettone con sé anche fino all’adolescenza, e non si rendono conto di mantenere il proprio bambino in una situazione di ambiguità, anche un po’ morbosa, in cui il piccolo fatica a sviluppare autonomia e vive situazioni che posso anche essere fonte di umiliazione e frustrazione profonda. Occorre che entri in gioco il padre: ma non il padre amicone, divertente, che non si oppone mai. Occorre il padre paterno, autorevole, che mette limiti, che incentiva l’autonomia, che stimola l’esplorazione della vita e a far fatica.

Poi c’è l’incapacità di litigare. 

Agli uomini violenti nessuno ha insegnato a litigare. Il litigio infantile è stato sostanzialmente represso e punito, con punizioni anche particolarmente violente e pesanti. Questo ha impedito, e può ancora impedire ai bambini di imparare a stare nelle contrarietà: non imparano ad ascoltare l’opinione degli altri. In questo modo, sviluppano una profonda incapacità a relazionarsi nelle situazioni critiche e esplodono. Da qui la rabbia e la violenza.

I ruoli dei genitori sono fondamentali

Mamma è colei che dà amore e affetto, papà è colui che dà disciplina. Mamma è colei che ha tenuto nel suo grembo il proprio figlio. L’adolescenza inizia con un conflitto ed un distacco dai genitori, mamma non riconosce più il proprio figlio, iniziano i litigi e a volte anche le punizioni da parte di mamma. L’errore più grande che possiamo fare, non possiamo diventare le carnefici dei nostri figli, non è il nostro ruolo.

  • Dovremmo insegnare ai nostri figli a sopportare le frustrazioni, i no, il fatto che una donna (o anche un uomo) può non volerti frequentare, può non voler più stare con te;
  • Dovremmo insegnare ai nostri figli ad affrontare il dolore, ad accettarlo come un fatto della vita
  • Dovremmo insegnare ai nostri figli che non tutto è a “a disposizione” e che non esistono persone che ci appartengono, ma solo persone che decidono di fare un pezzo di strada – lungo o breve che sia – al nostro fianco. E che questo pezzo di strada ha senso solo se siamo liberi;
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli che la violenza non è mai segno di amore, che la gelosia, il possesso, il controllo non significano che una persona ci tiene. L’amore è amore. Tutto il resto è egoismo.
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli cosa vuol dire cooperare, a partire da casa, tra mamma e papà;
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli la fragilità È fondamentale educare i bambini da subito all’accettazione della fragilità, insegnare loro a mettersi nei panni dell’altro
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli l’empatia;
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli la cultura delle emozioni;
  • Dovremmo insegnare ai nostri figli il valore di essere donna;
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli l’esempio, i bambini sviluppano modelli simili;
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli l’autonomia;
  • Dovremmo insegnare  ai nostri figli a giocare con le bambine;
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli a evitare videogiochi e cartoni troppo violenti;
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli a praticare uno sport di squadra;
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli l’importanza di passare dei momenti da solo con il padre;
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli a esprimere i propri sentimenti con le parole;
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli l’indipendenza;
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli la vostra vita di coppia che è con vostro marito/moglie (non vostro figlio);
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli a superare le prime delusioni amorose;
  • Dovremmo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli..che quando è il momento…lasciatelo andare

Crescere figli maschi oggi non è facile. Nel mondo del lavoro e di coppia, i vecchi modelli sessisti sono tramontati e le donne sono più che mai preparate e competitive. Ma un figlio maschio cresciuto in un ambiente famigliare che non tiene conto di questo cambiamento della società, può finire per sentirsi spiazzato, confuso e persino inadeguato.

Roberta Cesaroni
(cell. 345.1408208)
Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni Life Mental Coach – Coach Adolescenziale Spa&Wellness Coach Manager