JESI – Uscirà il prossimo 10 marzo il nuovo saggio del virologo Roberto Burioni. Si chiamerà “Virus. La grande sfida” e tutti i proventi delle vendite saranno destinati alla ricerca scientifica sul coronavirus attraverso l’associazione italiana Carlo Urbani Aicu onlus.
Ad annunciarlo è stato proprio il medico del San Raffaele, punto di riferimento di tante persone in questi giorni di paura per il contagio. «Ho già sentito la sua vedova, Giuliana Urbani, che approva convinta – spiega Burioni su Facebook -. Per cui speriamo che molte persone comprino il libro, così potremo fare qualcosa di importante e concreto per la salute di tutti, nel ricordo di un eroe che ha sacrificato la sua vita per difendere gli altri da una terribile minaccia. Minaccia che è stata poi vinta, perché la SARS è infine sparita. Speriamo accada lo stesso per questo nuovo coronavirus».
Un capitolo del libro tratta proprio l’argomento. Ecco uno stralcio: Carlo Urbani è un medico marchigiano di 46 anni, specialista in malattie infettive e appassionato di medicina tropicale. Grazie alle sue conoscenze e alle sue numerose esperienze di volontariato svolte anche per conto di Medici senza Frontiere, nel 1993 diviene consulente dell’OMS. Il 28 febbraio 2003 Carlo si trova ad Hanoi come specialista di malattie infettive presso il locale ufficio dell’OMS. In questa veste riceve una telefonata dall’Ospedale francese: due giorni prima, il 26 febbraio, avevano ricoverato un paziente cino-americano, Johnny Cheng, che presentava i segni di una brutta forma di polmonite atipica. Il paziente peggiorava rapidamente e aveva raccontato ai medici del suo precedente soggiorno a Hong Kong. Carlo visita il paziente e mette insieme i pezzi del puzzle. Chiama immediatamente Ginevra, il quartier generale dell’OMS. Da quando il paziente è arrivato nell’ospedale di Hanoi, nel giro di una settimana quattordici persone fra medici e infermieri si ammalano della stessa forma di polmonite. Immediatamente Ginevra allerta il centro di riferimento per i virus respiratori di Manila, nelle Filippine, e raccoglie tutte le informazioni utili da Hong Kong. Nel frattempo, il Canada evidenzia il focolaio di polmonite, partito nel grande Paese nordamericano subito dopo l’arrivo del paziente che aveva soggiornato nel famigerato corridoio del Metropole Hotel. Insomma, grazie all’allarme lanciato da Carlo Urbani la comunità internazionale si allerta e parte la caccia al virus, nel tentativo di contenere l’epidemia. Contro l’epidemia vinceremo, ma purtroppo, il gesto di Carlo Urbani passerà alla storia come un atto eroico, perché lui stesso contrarrà il virus e morirà di SARS a Bangkok il 29 marzo 2003…”».