L’8 febbraio, la Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, ha condiviso un appello sulla sua pagina Facebook ufficiale: basta bufale sui social network. Ha anche aperto una raccolta firme online, per dare «a tutti la possibilità di partecipare».
Ma perché le notizie false sono così diffuse? Innanzitutto sono semplicissime da creare: basta individuare gli argomenti giusti e poi si fa lavorare la fantasia. Ad esempio, l’immigrazione, il terremoto, i vaccini: interessano gli individui da vicino ed è facile specularci sopra.
Ma qual è lo scopo? Facile: ci si guadagna sopra e tanto. Per individuare, verificare e poi riportare una notizia vera ci vogliono professionalità e fondi; per crearne una falsa, solo una connessione internet. Quindi un prodotto a costo zero, che genera introiti attraverso i classici banner pubblicitari, che si attivano ogni volta che si va a leggere la “notizia”. Spesso, una notizia falsa raggiunge anche più persone di una vera, per il semplice fatto che sono create ad hoc per lo scopo: diventare virali.
In una intervista a l’Espresso, Gianluca Lipani, ex creatore di bufale, rivela i retroscena del suo “lavoro” «ogni mille visite guadagnavo due euro». Alcune bufale gli fruttavano anche mille euro solo nella prima settimana.
Il tutto raggiunge tinte più fosche, quando si considera che è sempre più difficile arginare il fenomeno. Secondo uno studio condotto alla Stanford University, addirittura i giovani, che dovrebbero essere più preparati all’utilizzo dei social network e di internet, non riescono a distinguere il vero dal falso.
È quindi importante agire, e farlo subito. Informarsi e acquisire gli strumenti adatti, imparando a riconoscere le fonti e a distinguerle.