Il marchio American Apparel non esisterà più nel giro di qualche mese. L’azienda canadese di abbigliamento sportivo Gildan Activewear ha acquistato per 66 milioni di dollari la proprietà intellettuale e alcuni macchinari. I 110 negozi sparsi negli Stati Uniti, come l’altro centinaio sparso in giro per il mondo, fra cui quelli di Milano e Roma, chiuderanno entro aprile 2017. Non solo i nuovi proprietari non hanno nessun interesse a lasciare aperti i punti vendita, ma chiuderanno anche le fabbriche, situate in California del Sud, lasciando a casa 3500 lavoratori.
L’iconico brand aveva accumulato ormai troppi debiti e già dal 2010 le difficoltà stavano diventando insormontabili. Nel giro di 5 anni la società ha perso 340 milioni di dollari e nel 2015 dichiara per la prima volta fallimento. A febbraio 2016 pare riesca a uscire dalla procedura fallimentare, ma dura poco e a novembre dichiara fallimento per la seconda, definitiva volta.
Le campagne provocatorie, gli scandali sessuali intorno al CEO e fondatore del marchio Dov Cherney. Ma anche lo sviluppo di un’industria etica, interamente made in USA – quando produrre all’estero era una costante. La scelta di un design dritto, pulito, che sorvola le tendenze del momento e risulta sempre attuale, soprattutto grazie alla qualità dei materiali scelti. Le campagne pubblicitarie provocanti, spesso troppo, volte a shoccare e incuriosire, gay friendly, ma tacciate anche di sessismo.
American Apparel ha fatto parlare di sé in questi anni, nel bene e nel male, realizzando qualcosa di unico e segnando profondamente un’epoca, quella dei primi anni Duemila. Fortunatamente, mentre vi asciugate le lacrime per la recente perdita, potete ancora correre a fare l’ultimo, nostalgico acquisto online.
Ludovica Merletti