Quella che prenderà il via domenica a Melbourne, in Australia, è una delle stagioni più attese della storia recente della Formula 1. Il quarto anno dell’era Hybrid coincide infatti col cambio della guardia al vertice del circus, dove gli americani di Liberty Media hanno detronizzato Bernie Ecclestone promettendo un rilancio in grande stile e con variazioni al regolamento tecnico che, si spera, possano mischiare le carte al vertice, dove da tre stagioni la Mercedes domina incontrastata. Ecco, molto sinteticamente le principali novità del Mondiale 2017.
Innanzitutto cambia la conformazione delle monoposto, che si allargano a 2.000 mm dai precedenti 1.800 mm. Più larghe anche le ali anteriori, che passano da 1.650 a 1.800 mm, mentre l’alettone posteriore è posto in posizione più bassa. Aumenta anche il peso della macchina, che sale a 722 kg. L’intero pacchetto, insieme alle nuove gomme Pirelli migliora le prestazioni velocistiche soprattutto in curva, ma il maggior carico aerodinamico rischia di essere penalizzante in fase di sorpasso, giacché chi segue incontra aria molto più ‘sporca’ e di conseguenza turbolenze, che potrebbero rendere più difficoltose le manovre di attacco.
Per quanto riguarda i pneumatici si torna all’antico con i nuovi gommoni Pirelli più larghi al posteriore rispetto all’anteriore (da 325 mm a 405 mm quelle posteriori, e da 245 mm a 305 mm quelle anteriori). La novità regala alle vetture un’estetica decisamente più aggressiva, come negli anni ’70 e ’80. Le mescole saranno invece leggermente più dure rispetto al 2016, con la possibilità che aumentino le gare in cui sarà sufficiente un solo pit stop. Strategie dunque meno elastiche, ma maggiore necessità di superare in pista per i piloti.
Passando ai propulsori, spariscono i ‘gettoni’ da spendere in sviluppo dei motori, che sarà dunque libero durante l’intero arco della stagione. Una novità positiva se si pensa a quanto fossero ormai plafonate le prestazioni delle power unit dei tre costruttori presenti, ossia Mercedes, Ferrari e Renault. Il quarto costruttore, Honda, ha problemi ben maggiori, denunciando un ritardo di decine di cavalli rispetto alla concorrenza. In Giappone sperano che lo sviluppo libero lasci spazio ad un recupero prodigioso, ma in realtà in McLaren sono ad un passo dal rompere il vincolo con la casa nipponica. Aumentano i consumi in virtù del maggior carico aerodinamico, tanto che è stata aumentata la capacità dei serbatoi.
Venendo alle prestazioni. I ‘nuovi mostri’ della Formula 1 saranno decisamente più veloci rispetto alle vetture 2016, addirittura fra i 3 e i 5 secondi al giro. E ciò non tanto per la maggiore efficienza dei motori, visto che le velocità di punta saranno addirittura leggermente inferiori, quanto per l’aumentato carico aerodinamico che permette una percorrenza di curva a velocità decisamente maggiore. I test di Barcellona hanno già detto molto in questo senso, con tutti i piloti in grado di fare in pieno curva 3, il curvone lungo a destra in cui fino all’anno scorso era necessario parzializzare il gas, e tempi che non si vedevano dal 2007. Cresce ovviamente anche il dispendio di energie dei piloti, tanto che quasi tutti hanno cambiato la preparazione atletica in inverno.
Per la prima volta dal 1994 il Mondiale parte senza il campione del mondo in carica. Allora fu Alain Prost, quest’anno Nico Rosberg, rilevato in Mercedes da Valtteri Bottas. L’addio di Rosberg ha peraltro innescato un effetto domino imprevisto, con Felipe Massa richiamato dopo il ritiro dalla F1 per sostituire proprio Bottas visto che il secondo volante Williams è del debuttante Lance Stroll. L’altro debuttante è Stoffel Vandoorne della McLaren, che ha però già corso una gara (andando peraltro a punti) nel 2016. Fallita la Manor, i team al via saranno 10. I GP complessivi saranno 20, inizio il 26 marzo in Australia, chiusura il 26 novembre ad Abu Dhabi. In Italia si corre a Monza il 3 settembre.
Infine un’occhiata agli stipendi dei piloti. Partendo a ritroso al decimo posto troviamo Romain Grosjean: il pilota della scuderia americana Haas guadagnerà 3 milioni di euro per l’intera stagione. Un gradino più in alto si colloca Sergio Perez della Force India con 4 milioni. Scorrendo verso la vetta troviamo poi Felipe Massa. L’ex guida della Ferrari per tornare in Williams, dopo il ritiro lampo, ha accettato un contratto annuale intorno ai 5 milioni di euro.
Chi invece si porterà a casa circa 6 milioni per i prossimi tre anni è Niko Hulkemberg che difenderà i colori della Renault. Appaiato in classifica troviamo l’italo-australiano Daniel Ricciardo: anche per lui, dopo l’adeguamento dell’ingaggio del 2016, saranno 6 i milioni incamerati. Al quinto posto della graduatoria troviamo Valterri Bottas. Il finlandese, sostituto di NiKo rosberg alla Mercedes, percepiva fino allo scorso anno circa 3 milioni di ero a stagione. Con il passaggio alla scuderia tedesca il suo stipendio ha segnato una notevole impennata arricchendosi di bonus per eventuali vittorie e titoli conquistati.
Un gradino al di sotto del podio troviamo il ferrarista Kimi Raikkonen che dopo un sensibile ridimensionamento del contratto percepirà circa otto milioni di euro per il 2017. Scorrendo ancora è la volta di Fernando Alonso. Lo spagnolo della McLaren incasserà circa 30 milioni di euro, provando a rigenerare una scuderia da troppo tempo ai margini della lotta per il mondiale. Alla piazza d’onore della classifica dei paperoni in Formula 1 troviamo il tedesco più amato dagli italiani e cioè la prima guida Ferrari Sebastian Vettel che per riportare in alto la scuderia di Maranello percepirà circa 31 milioni di euro esclusi bonus per i vari risultati.
In ultimo sul gradini più alto del podio dei piloti più ricchi troviamo l’inarrivabile Luis Hamilton che percepisce di base uno stipendio intorno ai 32,5 milioni di euro annui. Se poi si aggiungono anche gli introiti derivanti dagli sponsor il suo conto in banca schizza all’astronomica cifra di 50 milioni di euro facendone l’incontrastato re di tutto il Circus.