La carne bovina americana rischia di essere “indigesta” ai produttori motoristici europei ed in particolare a quelli italiani. Di cosa stiamo parlando? Di una disputa tra gli States e il vecchio continente che sembrava ormai chiusa ed invece è riesplosa con la svolta protezionistica del nuovo presidente Donald Trump.
Tutto nasce oltre vent’anni fa, ai tempi della “mucca pazza” quando la Commissione Europea bandì i bovini d’oltreoceano cresciuti con ormoni. Per tutta risposta il governo statunitense replicò apportando dazi sui prodotti “nostrani” tra i quali anche i motocicli di cilindrata da 51 a 500 centimetri cubici.
La questione, dopo anni di muro contro muro, sembrava essersi risolta nel 2009 quando le due parti firmarono un memorandum d’intesa sotto l’egida del WTO (l’organizzazione mondiale del commercio).
Ma ora l’industria americana delle carni ha chiesto all’Ustr – agenzia governativa che si occupa del commercio estero – contromisure per compensare il fatto che le aperture europee siano state soltanto parziali. Da qui la decisione di raddoppiare le imposte su una serie di merci comprese appunto le moto e gli scooter fino a 500.
A risentire del provvedimento è innanzitutto la Vespa che rischia di scomparire del tutto dal mercato a stelle e strisce. Nonostante sia ormai un’icona del made in Italy e venga importata negli Usa sin dal secondo dopoguerra i compratori americani potrebbero infatti sospenderne gli acquisti dirottando le loro preferenze sui più economici prodotti giapponesi. Con la Vespa verrebbero penalizzate anche anche le Ktm Mx e Sx che assieme al celebre scooter italiano competono sulla scena americana.
Per ovviare a questo problema è scesa in campo l’Associazione Europea delle Case Motociclistiche che ha chiesto all’Ustr di togliere i motocicli dai prodotti ulteriormente tassati. Tra la motivazioni della richiesta l’evidente estraneità delle moto alla questione “Mucca pazza” e i danni che un aumento dei dazi causerebbe in termini di scelta dei consumatori e perdita di migliaia di posti di lavoro in punti vendita e officine. Solo il tempo potrà svelare l’esito di questo braccio di ferro che di certo modificherà la dieta degli appassionati di motori statunitensi.