Milva Conigli è la proprietaria di ByMondo, storico negozio etnico a Jesi dai primi 2000 (in passato era l’Etnico Bazar). In vendita abbigliamento, scarpe, accessori, ma anche pietre dure, incensi e giardini zen. Questo il suo concetto di moda: «Non cerco la tendenza del momento, ma la particolarità di ciascuno. Chi entra e osserva viene attratto da un oggetto in particolare perché proprio quello specifico articolo riflette la sua personalità. In fondo siamo tutti dei “pezzi unici”».
ByMondo: che idea di moda e lifestyle c’è dietro a questo nome?
«Abbiamo un nostro marchio e un nostro logo. Sono cose “dal mondo”: c’è un po’ di Africa, India, Indonesia, Thailandia, Perù. Un’idea di internazionalità, ma anche di “fatto a mano”».
Preservare l’artigianato oggi è possibile?
«L’handmade è sempre stata la mia passione, fin dall’infanzia. Gonne, oggettistica, collane sono mie creazioni. E quando si tratta di oggetti di altre parti del mondo, questo m’affascina ancor più. È però anche vero che preservare l’artigianato oggi è molto difficile, non sempre lo Stato ti aiuta».
Ci illustra qualche “oggetto dal mondo”?
«In Africa si parla molto della Madre Terra, alludendo a simboli di fertilità. Come nel caso dei tessuti Bogolan, dell’Africa occidentale (in particolare del Mali). Si tratta di una tecnica antichissima. “Bogolan” significa “risultato dell’argilla” perché sono tessuti in cotone filato a mano, decorati con colori a base di fango, frutto di decotti ed essiccamento al sole. È un oggetto dal forte valore simbolico: per gli uomini è legato alla caccia e protegge dagli animali feroci, per le donne il primo Bogolan segna il passaggio all’età adulta, come una vera e propria iniziazione. Altri oggetti sono anche i dipinti della scuola degli artisti di Bali, firmati dal maestro. Sono pezzi unici in acrilico su tela».
Quali sono invece le simbologie più ricercate?
«Molti sono anche gli oggetti che rappresentano lo Yin Yang: è il bene e il male, il bianco e il nero, l’energia femminile e quella maschile. Sono opposti che riequilibrano. Oggi è molto meno ricercato, vanno più l’albero della vita: allude a radicamento e stabilità, crescita ed espansione. I più richiesti sono però quelli di Fortuna e Amore, ma non ci sono simboli o pietre che in assoluto vadano bene per tutti. Ciascuno deve scoprire il proprio modo di fare pulizia energetica».
La cristalloterapia: come s’è avvicinata a questa disciplina?
«Ho iniziato più di vent’anni fa per curiosità. Prima di tutto per imparare a riconoscere i cristalli, che sono tantissimi. E per comprendere poi l’energia che racchiudono, ma anche la proprietà che ha un minerale sulla singola persona».
Ci illustrerebbe le proprietà di alcuni cristalli?
«Non a caso la pietra più venduta è l’ametista. Rappresenta il sesto chakra e il terzo occhio, localizzato tra le sopracciglia. Va a smuovere pensieri bloccati, confusione e indecisione. Oggi siamo tutti pieni di cose, caos e stress e l’ametista ridona pace interiore, lavorando su mente e spirito. Calma, rilassa e aiuta la concentrazione, anche per chi studia.
Molte energie negative ci vengono poi da cellulari e computer, di cui non possiamo fare a meno. Per schermirci da queste onde possiamo però usare cristalli come shungite e tormalina, che contribuiscono a riequilibrarci».
Cos’altro ci preserva dall’inquinamento da wifi?
«Hanno sempre più appeal le lampade di sale, che ripuliscono e riossigenano l’ambiente. Sono rilassanti, anche per le loro proprietà cromoterapiche. E sono anche “da compagnia”: le comprano tante signore anziane perché dicono di sentirsi “accolte” dall’atmosfera che creano».
Colori ed energie emanate dalle pietre, ma anche aromaterapia. Ad esempio attraverso gli incensi…
L’incenso è molto versatile: mi viene richiesto dal buddista, da chi segue la Wicca o dal cristiano. Il Palo Santo ad esempio viene dalle zone pacifiche del centro sud americano. Usato dagli antichi popoli maya e aztechi, viene usato come dono di buon augurio e contro le negatività.
Per chi pratica lo sciamanesimo c’è anche la salvia bianca sciamanica che viene dalla riserva degli Indiani d’America. Si accende ed emette un fumo purificante. È un vero e proprio rituale, da svolgersi all’aperto e in gruppo, ad oggi molto praticato anche nelle Marche».
Com’è cambiata socialmente la percezione di cristalloterapia, cromoterapia e discipline affini?
«Quindici, venti anni fa non erano ancora capite. Molti clienti mi chiedevano cosa fossero “questi sassi”, o addirittura se erano bottoni. Oggi invece chi arriva già sa, chiede con le idee ben chiare dove sta ad esempio il quarzo rosa o la selenite».
Crede che per vendere sia importante preoccuparsi delle “nuove tendenze”?
«Non definirei il mio negozio “di tendenza”. Siamo originali e particolari. A modo suo è un negozio sempre di tendenza, proprio perché tiene conto dello stile di ognuno e dell’importanza del “pezzo unico”. Ciascuno a suo modo».