Chiara Ferragni, Aimee Song, Kristina Bazan, Julia Engel…nomi qualunque? No, si tratta delle fashion blogger più seguite del 2016. A pubblicare la classifica degli influencers maggiori dell’anno passato è fashionista.com, sito di moda e style tra i più seguiti. Molti anche i nomi maschili: Bryan Gray Yambao, Brian Sacawa, Alessandro Magni…
Da una decina di anni ormai, in contemporanea con l’esplosione dei social, il web si è visto popolare da bloggers di moda, e nonostante ormai si tratti di una realtà diffusissima, si fatica a parlare di “professione” se si pensa ai selfies con le buste di Gucci o alle foto dell’insalata a basso contenuto di grassi ingurgitata per pranzo.
L’aggiornamento del proprio diario online inerente temi legati al mondo del fashion, è un impegno non rinviabile e necessario per mantenere i followers abitudinari e accaparrarsene di nuovi. In cosa consiste questo lavoro? In continui cambi d’abito, nel costante mettersi in posa, nelle innumerevoli foto scattate e modificate in tempo lampo, nell’esagerato numero di post sui social e nella lunga fila di commenti alle reazioni dei followers.
Di fronte al fashion blogging, le reazioni sono da sempre opposte e diverse: chi si schifa con una smorfia di disprezzo, calzando sulla superficialità dell’impiego, sul tornaconto economico esagerato e facendo del suo motto “l’abito non fa il monaco”, e chi invidia, condivide e emula gli esempi del web, magari tendano di sfondare come blogger a sua volta, perché “ nel mondo di oggi l’apparenza è importante”.
Effettivamente il guadagno per i blogger più famosi è non indifferente: la giornalista Rachel Thompson in un suo articolo per il magazine Mashable, ha indagato sul tornaconto economico rivolgendosi ad alcune agenzie che gestiscono il rapporto economico tra i brand e le influencer: suggerisce che un blogger con più di un milione di seguaci può guadagnare fino a 18-21mila euro per post instagram. Come è possibile? Da dove provengono quei soldi? I post vengono concordati con delle firme importanti, che pagano i blogger affinché postino una foto indossando un abito dello stesso brand. La forbice di guadagno è ovviamente enorme, in dipendenza da quanto il blogger sia seguito, credibile e dal tipo di pubblico da cui è seguito.
In qualsiasi caso, per un post condiviso su Facebook, si tratta di un guadagno incredibile, che ha creato scompiglio nel salotto Vogue. Sally Singer (creative digital director di Vogue) e Alessandra Codinha (fashion news editor di vogue.com), durante la settimana della moda di Milano, hanno inveito contro il lavoro delle fashion bloggers: non si occuperebbero di stile ma di vanità. Più che vanità, verrebbe da dire che si occupino di denaro. Ma chi può giudicare? Si sa, il denaro sta all’alta moda come il cacio ai maccheroni.
Carolina Mancini