Quello della seconda mano è un mercato in crescita esponenziale che in Italia nell’ultimo anno ha generato un volume d’affari che si attesta intorno ai 18 miliardi di euro, l’1% del PIL nazionale, con una crescita negli ultimi 5 anni di un considerevole +7,7% rappresentato da 4.973 attività commerciali.
L’usato si scrolla quindi di dosso tutti i pregiudizi al negativo accostatigli nel corso del tempo per rivestirsi di un’aura positiva nuova, all’insegna del risparmio, della sostenibilità, del riuso, in una globale tendenza di riduzione degli sprechi.
Una scelta di consumo fatta dal 44% degli italiani che diventa un vero e proprio stile di vita e che da una parte strizza l’occhio a collezionisti appassionati, sempre alla ricerca di cimeli più o meno introvabili, dall’altra va di pari passo con la ritrovata passione per il vintage, che spinge sempre più persone a ricercare il bello negli oggetti del passato.
Un’economia parallela definibile come domestica, per natura e per provenienza, che trasforma ed amplia i confini del panorama economico e sociale dei consumi, facendo dell’usato il nucleo pulsante di una nuova, fittissima rete di acquisti caratterizzata dall’interscambio tra venditori occasionali e consumatori oculati.
La gran parte di questa crescita la si deve anche al boom dell’on-line, che si fa carico di una fetta consistente del mercato totale pari al 47%, con 3 italiani su 10 che dichiarano di effettuare compravendite via web di beni per la casa e per la persona, canale che dà al Second Hand quell’immediatezza e quella comodità tipiche della tecnologia digitale dei giorni nostri.
Nelle Marche il successo dell’usato non è da meno, visto che può contare un +1,2% per mobili, libri e vestiti negli ultimi cinque anni con 83 realtà attive, come è emerso da un’analisi della UECOOP, l’Unione Europea delle Cooperative, un’associazione nazionale di promozione, assistenza e tutela del movimento cooperativo con oltre 4.000 cooperative aderenti distribuite su tutto il territorio nazionale che operano nei 14 settori dell’albo competente.
Questi i dati locali forniti da Anna Lisa Fiorentini, Coordinatore Regionale UECOOP Marche: «La provincia di Fermo registra un boom dell’usato con +20% nell’ultimo anno, seguita da Macerata con un +6,3%, mentre Pesaro e Urbino subisce un calo del -9,7%, seguita dal -8,75% di Ancona e da Ascoli Piceno con un -8,3%. A livello regionale, si registra una crescita di attività del riciclo e dell’usato dove opera anche il mondo della cooperazione, specie quella sociale. Dai libri scolastici ai mobili per la casa, dai vestiti alle posate fino agli elettrodomestici, il mercato del riuso a prezzi scontati, coinvolge i principali centri urbani italiani e vede Roma al primo posto con 450 attività, seguita da Milano con 398 e Torino con 282».
Si svuotano cantine e soffitte per liberarsi del superfluo e rinfoltire le proprie tasche con bottini inaspettati che vanno ad alimentare mercatini locali e fiere di settore, sempre più affollate: pezzi di arredamento oggi introvabili per caratteristiche e dettagli; una moda d’altri tempi che sa di raffinato pudore; libri antichi consumati dal tempo che conservano intatta ogni sillaba e che sembrano raccontare la storia del loro cammino attraverso i loro segni di usura.
«Si è creato – spiega la Dott.ssa Fiorentini di Uecoop Marche – un vero e proprio mercato parallelo a quello del nuovo dove si realizzano anche cifre minime che possono essere una piccola entrata straordinaria per il bilancio domestico. Ma non si tratta solo di “tesori da cantina”, ci sono anche realtà cooperative che riescono a valorizzare materiali di scarto dell’industria e della logistica come ad esempio i pallet di legno trasformandoli in mobili e sedie. In base alla ricerca quando si compra di seconda mano in 7 casi su 10 lo si fa per risparmiare, ma nel 35% dei casi anche perché si sta cercando qualcosa di originale che non si trova più in commercio. Oltre la metà di chi vende ha come prima motivazione quella di non gettare via oggetti ancora utilizzabili, in un’ottica anti spreco, e liberare spazio in casa o in cantina».
Secondo la stessa ricerca gli italiani che comprano di seconda mano solo per l’11% si identificano nel profilo degli attenti alle spese, superati da un 12% di nostalgici dei tempi che furono, mentre ad andare per la maggiore sono coloro che hanno voglia di concedersi qualche sfizio superfluo, che si attestano intorno al 33%, spalleggiati da un 8% di chi è alla ricerca della chicca, del pezzo chic dalla fattura sapiente.