Il tè è, specialmente in alcune culture, un vero e proprio rituale. Se in Giappone gli viene dedicata una cerimonia zen con tanto di appositi utensili, immancabile è il tè (e latte) alle 5 del pomeriggio in Inghilterra. Se la Cina sembra essere il paese d’origine di questa bevanda, celebri sono anche il tè indiano (con latte e zucchero), quello tibetano arricchito con burro di yak e quello marocchino alla menta.
Ne esistono inoltre numerose tipologie, in base al tipo di raccolta e alle varietà. In base al grado di ossidazione dei polifenoli, in fase di lavorazione si avranno tè più o meno intensi. Tra i tipi più diffusi sul mercato si annoverano il tè verde, quello rosso, il giallo, il tè nero indiano e quello bianco.
Tra quelli con maggiori benefici si ricordano il tè verde per le sue proprietà antiossidanti (anche arricchito con foglie di menta) e il bancha, meno ricco di teina ma capace di donare energia e vigore al corpo.
Particolare tipologia è il karkadè, diuretico e rinfrescante. Si ottiene dall’ibisco ed aiuta l’eliminazione delle scorie, contrastando il gonfiore addominale. Grazie alla sua capacità dissetante, può essere sorseggiato anche freddo in estate.
Ma come e in che quantità consumare il tè? È meglio prediligere il tè sfuso in foglie rispetto a quello in bustine. Quest’ultimo infatti subisce un maggior numero di lavorazioni e perde parte delle sue proprietà. La dose raccomandata si aggira attorno alle 3 tazze al giorno (e ai 2 grammi di tè per tazza) senza farsi mai mancare quella a digiuno appena svegli.
Sulla preparazione prestate attenzione ad usare acqua fresca di sorgente o oligominerale e a raggiungere la giusta temperatura: non deve sobbollire a lungo, ma limitarsi a far alzare dal fondo delle piccole bollicine. Attendete poi il giusto tempo di infusione, senza avere fretta: almeno 3 minuti per un gusto delicato, 6 per i palati alla ricerca di sapori decisi. Anche l’attesa educa il palato e lo prepara a gustare il tè, come in un vero e proprio rito quotidiano.