OSIMO – Dopo un 2016 ricco di soddisfazioni culminate con la conquista del Campionato Italiano di velocità abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il motociclista osimano Matteo Baiocco.
Matteo innanzitutto da dove nasce la tua passione per le moto ed i motori?
«Inevitabilmente tutto nasce da casa in quanto tutta la mia famiglia ha da sempre seguito le moto con attenzione, anche se nessuno aveva mai corso prima di me. Le gare sono arrivate quasi per caso ma indubbiamente la spinta è arrivata dalla passione dei miei cari».
Qual è stata la tua primissima gara?
«Il mio primo approccio con questo sport è stato nel 1997 ad Ancona dove si svolgeva una corsa del campionato regionale minimoto».
Cosa ricordi di quei primi anni in minimoto?
«Il fatto che nel nostro piccolo era un mondo simile a quello dei “grandi” nel senso che c’era molta passione e competizione. Anche allora si spendevano molti soldi per correre ed essere competitivi, riproponendo le solite questioni economiche che sono sempre le stesse ad ogni livello in questo mondo. L’istinto la faceva da padrone lasciando un po’ a desiderare sulla tecnica, ma passione e voglia di vincere erano le stesse di adesso».
Quali sacrifici hai dovuto affrontare?
«Moltissimi. Sia economici che personali. Quello che non riuscivo ad accettare era il fatto di dover rinunciare a stare con gli amici e la famiglia il fine settimana quando ero impegnato con le gare. In questo modo ho perso alcune situazioni che purtroppo non ritorneranno mai più».
Oltre alla tua famiglia ed ai tecnici chi ti ha sostenuto nel tuo processo di maturazione agonistica?
«Devo dire che fortunatamente ho sempre avuto vicino mio padre anche se la maturazione è avvenuta pian piano con il passare degli anni. Non ho avuto una guida precisa a livello tecnico e questo mi ha portato a fare degli errori che sono riuscito a rimediare solo col tempo. Ora posso ritenermi soddisfatto del mio livello di guida e credo che negli ultimi tre anni ho dato il mio meglio».
Com’è stato il passaggio dalle minimoto a quelle da “grande”?
«E’ stato abbastanza traumatico perché la 125 era un salto molto grande rispetto al passato sia in termini di potenza che di situazioni “ambientali”. Si passava infatti dalla dimensione italiana a quella europea correndo su piste storiche e difficili che io non conoscevo, con bolidi impegnativi da guidare e che sfioravano i 200km orari. Adesso la situazione è cambiata e i ragazzini hanno degli step intermedi prima di passare alle moto più grandi che rendono meno difficile la transizione».
Quando hai capito che la moto oltre ad un divertimento poteva diventare anche un lavoro?
«Una volta terminate le scuole superiori quando ciò è conciso con la conquista del Campionato Europeo e il successivo passaggio al Mondiale Supersport. Lì in quel momento ho capito che, forse, potevo provare a fare il motociclista anche come lavoro. C’è da dire comunque che il nostro ambiente è sempre un po’ particolare perché ti devi guadagnare la fiducia anno dopo anno, risulta difficile fare accordi pluriennali e sei sempre li a doverti giocare il futuro stagione dopo stagione. Ormai sono abituato e collaudato a questo».
Tu sei stato un esempio di precocità con il titolo Europeo Supersport nel 2003 a soli 19 anni. Cosa ci vuole per emergere in questo sport?
«Oltre alle doti e all’allenamento servono le strade giuste da seguire. Bisogna avere la bravura e la fortuna di imboccare il treno giusto, non perdere tempo e circondarsi delle persone adatte. Questo è fondamentale. Ci si scontra spesso con molti interessi ma se hai il privilegio di far parte di un progetto buono allora ce la puoi fare».
La categoria Supersport è un po’ la tua casa con la vittoria dell’Europeo e la partecipazione al Mondiale. Come mai hai raccolto le tue maggiori soddisfazioni in questa classe?
«La Supersport è stato il primo amore e come si suol dire non si scorda mai, anche se devo ammettere che mi trovo a mio agio anche in Superbike. Sono due parentesi della mia carriera agonistica entrambe indispensabili per il perfezionamento del mio modo di guidare».
Ecco tu accennavi adesso alla Superbike. Visto che hai partecipato anche al mondiale raccontaci un po’com’è questo affascinante mondo..
«Io devo dire che il 2015 è stato l’unico vero anno in cui ho disputato una stagione completa, con una buona squadra nel mondiale Superbike ed ero molto contento perché avevo la possibilità di capire se potevo giocarmela con i piloti top della categoria. Fino a due gare dalla fine ero settimo nella classifica mondiale poi per un infortunio ho terminato al nono posto. Sono comunque stato il primo degli italiani al traguardo con una moto privata e questo mi ha fatto capire che si poteva fare. Non è facile però trovare una situazione ufficiale visto che quelle opportunità sono solo per pochi fortunati. Quindi ho deciso di lasciare quell’ambiente per tornare in Italia a correre con una moto ufficiale».
Cosa ti ha lasciato quell’esperienza?
«Molta fiducia in me stesso e delle mie capacità in pista. Stando a contatto con i piloti migliori al mondo sono maturato molto e sono sicuro che se avessi l’opportunità giusta potrei essere tra i primi del campionato».
Ti senti un po’ il Valentino Rossi delle moto derivate di serie?
«No assolutamente no perché nella Superbike ci sono anche altri italiani che hanno fatto bene. Personalmente mi ritengo molto soddisfatto dei risultati che ho ottenuto e credo di poter raccogliere ancora. Non esiste solo un obiettivo ce ne sono diversi ed io penso di averli abbastanza raggiunti anche se proverò ad incrementarli ancora per diversi anni».
Dopo molti anni sei ancora in pista nel Campionato Italiano Velocità, dove trovi le motivazioni?
«Sostanzialmente quello che mi spinge a continuare è la stessa passione che avevo da bambino. Ancora oggi non vedo l’ora di entrare in pista e di avventurarmi in nuove sfide per cercare di ottenere quei risultati che ho sempre rincorso sin dalla prima volta in sella ad una minimoto».
Com’è e di cosa si occupa Matteo Baiocco quando è lontano dalle gare?
«Le mie giornate si dividono in due: al mattino sono sempre impegnato con gli allenamenti che reputo indispensabili per ottenere il risultato. Il pomeriggio invece è dedicato alla famiglia e da ormai due anni principalmente a mia figlia».
Un tuo Hobby?
«La bicicletta».
Infine un auspicio per la prossima stagione?
«Io nel 2016 ho vinto il Campionato Italiano Velocità e correrò con il numero 1 e quindi dovrò lottare per mantenere il simbolo del primato. Correrò con l’Aprilia e proverò a fare il bis visto che con questa moto non è mai riuscito a nessuno fino ad ora in Italia».