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Yolocaust: lezione di memoria

Yolocaust ha provocato scandalo e turbamento: ecco come Shahak Shapi ha fatto riflettere il web sull'assopimento del senso morale e sulla necessità di non dimenticare

Chi ha avuto l’opportunità di andare a Berlino e di visitare il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa, sa che tra le 2711 stele in calcestruzzo grigie, si intravede sempre qualcuno che gioca a nascondino, che fa yoga o magari il giocoliere, che consuma il suo pranzo al sacco, magari immortalando il momento con una serie di foto cretine.

Shahak Shapi, un artista israelo-tedesco, ha deciso di trasformare in gif queste foto, prendendole da Facebook, Instagram, Tinder e Grindr (queste ultime due app di incontri): prima appare lo scatto originale, e poi lo stesso volto sorridente photoshoppato nell’ambiente agghiacciante delle fosse comuni e dei dormitori dei campi di sterminio.

Il nome del progetto è Yolocaust (qui il sito) e deriva dalla fusione di due parole: YOLO “you only live once” (si vive una sola volta), hashtag ricorrente sotto selfies scattati in situazioni goderecce da invidiare, e Holocaust, olocausto. Il sito di questo progetto ha raggiungo due milioni e mezzo di views, ed è stato al centro di numerosi notiziari anche esteri. Shahak si è  concentrato su 12 persone che hanno scattato dei selfies mentre passeggiavano, correvano, facevano jogging, o pranzavano allegramente nel memoriale.

Per dare un insegnamento di valore, e di certo evitare ripercussioni negative, Shahak ha dato la possibilità alle persone che si riconoscevano nelle gif di redimersi e chiedere pubblicamente scusa, riconoscendo la propria idiotaggine e scrivendo alla mail undouche.me@yolocaust.de (espressione complessa da tradurre, “douche” significa “pezzo di m***a”, e “un” è un suffisso che indica redenzione da quello stato). Shahak ha pubblicato le mail di scuse ricevute nel suo sito.

Benchè abbia provocato un certo scandalo, Yolocaust voleva essere una riflessione sul valore di un memoriale eretto per non dimenticare lo sterminio degli ebrei, e, più in profondità, sulla necessità di ricordare e di dialogare con se stessi. Danzare, fare yoga, giocoleria o una primitiva esperienza di arrampicata tra le stele sembra confermare un certo assopimento del senso morale. Un atto di certo di satira sicuramente perturbante, che vuole essere lontano anni luce dal dettare regole di comportamento: l’intenzione è di stimolare la riflessione e ricordare di ricordare. Intento completamente raggiunto, visto che le 12 persone, una dopo l’altra, hanno chiesto pubblicamente scusa per il loro comportamento inopportuno.

Carolina Mancini