Macerata

Festa della Repubblica, il sindaco di Macerata Carancini: «La coesione di questo 2 giugno viene dagli operatori sanitari» – VIDEO

Il monito del primo cittadino per il futuro: «In un contesto di grandi disuguaglianze, i mesi prossimi potrebbero essere devastanti ma spetterà a noi ritrovare un senso di unità ripensando a quel 2 giugno 1946»

Il sindaco di Macerata Romano Carancini

MACERATA – «Più ci si allontana dal 2 giugno 1946 e più solida deve essere la memoria di un giorno che segnò la rinascita dell’Italia interna». Sono le parole del sindaco di Macerata Romano Carancini in occasione della Festa della Repubblica.

«Per questo ogni 2 giugno dobbiamo festeggiare e narrare quel momento fondante del nostro Paese – ha aggiunto il primo cittadino maceratese -. Il 2 giugno del 2020 è diverso ma a ben osservare assomiglia tantissimo a quel 2 giugno del 1946. Lì venivamo da una guerra tra popoli, qui usciamo da una pandemia, da una guerra sanitaria. Lì c’era un sentimento di coesione nazionale verso un nuovo inizio qui ci troviamo di fronte alla voglia di uscire da una crisi sociale ed economica drammatica. Per questo nel festeggiare il 2 giugno del 2020 dobbiamo riportarci con lo spirito a quello del 1946».

«Credo che non sia stata l’emergenza sanitaria a portare coesione in questo Paese in questi pochi mesi – ha sottolineato Carancini -. In realtà a cambiare il senso e lo spirito di solidarietà sono stati i medici, gli infermieri, il sistema del volontariato, insomma gli uomini e le donne che si sono messi a servizio degli altri. Loro hanno fatto in questo momento la coesione e attorno a loro ci siamo stretti e uniti».

«C’è poi una ulteriore analogia con il 1946. Qui a portare sulle proprie spalle il segno più forte di questa drammatica emergenza sanitaria sono state le donne; anche il 2 giugno del 1946 le donne furono decisive, per la prima volta al voto, nella scelta della Repubblica piuttosto che della monarchia – ha concluso il sindaco di Macerata -. È difficile in questo momento dire se continueremo a essere divisi o sarà un Paese più unito. Certo in un contesto di grandi disuguaglianze i mesi prossimi potrebbero essere devastanti ma spetterà a noi ritrovare un senso di unità ripensando a quel 2 giugno 1946».

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