MACERATA – Ivan Sciapeconi è marchigiano, di Macerata. È un insegnante di scuola primaria, a Modena, ed ha realizzato guide didattiche, sussidi per insegnanti, libri di testo per la scuola primaria. È autore anche di libri di narrativa per ragazzi. L’ultima sua fatica si intitola “40 cappotti e un bottone” ed è pubblicato da Piemme edizioni. Il libro è nato da un’occasione particolare nella vita dell’autore: nel 2020, il Comune di Modena indice un bando per entrare a far parte del consiglio di amministrazione della Fondazione Villa Emma. Sciapeconi si candida e così inizia un percorso di ricerca, documentazione e testimonianze che porterà alla luce la storia del suo libro, attraverso il sostegno della memoria storica.
La storia
La Fondazione Villa Emma nasce nel 2004, ispirandosi alla vicenda di solidarietà che 60 anni prima aveva portato la comunità di Nonantola ad accogliere e dare soccorso a 73 ragazzi e giovani ebrei, provenienti da Germania, Austria e Jugoslavia, alla ricerca di un rifugio.
“40 cappotti e un bottone” è un’emozionante e solidale storia di umanità. «Nonantola è il luogo che mantiene la grande confidenza di una narrazione e rende, nella riservatezza di sentimenti incondizionati, il suo dignitoso contributo e rispecchia la natura della fratellanza, insita nell’animo umano. I protagonisti, bambini soli, ebrei in fuga, vengono ospitati a Villa Emma (struttura realmente esistita e oggi sede d’impegno e patrimonio storico) e vivono tutelati, in un contesto affettivo di assistenza e di protezione, grazie ai sinceri gesti di generosità degli abitanti. La popolazione sfida la paura di ogni pericolo e salvaguarda il proprio sostegno nascondendo e aiutando i bambini nelle loro stesse case, in soccorso a un rifugio familiare, con l’immediata convinzione di promuovere la giusta iniziativa, animata autenticamente dalla volontà caritatevole», spiega Rita Bompadre del Centro di Lettura “Arturo Piatti”. «Il libro, affidato alla voce narrante di Natan, è l’interpretazione di un avvenimento straordinario, la spiegazione di un’azione coraggiosa, e concentra parole ed emozioni attraverso lo sguardo e il pensiero di un bambino, che rappresenta il simbolo e la personificazione della singolare e miracolosa speranza di essere superstite oltre il terrore della Shoah».
“40 cappotti e un bottone” è una lezione luminosa, vera. «Conserva la memoria di un eroismo quotidiano, di un valore semplice e toccante, in cui i bambini, nell’urgenza della fuga, trovano, con la complicità delle sarte di Nonantola, l’accorgimento dell’abbigliamento, nei cappotti, per confondersi come studenti in gita scolastica. La fiducia muove le pagine del libro con intensità commovente, sostiene l’occasione dell’accoglienza e la statura morale delle imprese compiute da un’intera comunità nei confronti di una condizione sconosciuta, insegna il premuroso rispetto di una formazione sociale multiculturale. Ivan Sciapeconi ha saputo riconoscere l’autentico onore alle vittime della storia del passato, curare le ferite contemporanee dell’ostilità, donare il codice dell’attualità, dimostrare nell’esempio dei nomi, alla fine del romanzo, la forza e la salvezza del ricordo. “La mia vittoria sarà il modo in cui cancellerò, giorno per giorno, questo dolore inutile”».