Macerata

Con 80 kg di marijuana torna in libertà. La procura appella l’ordinanza

L'arresto era stato eseguito la scorsa settimana a Cingoli dalla Squadra Mobile di Macerata. In sede di convalida il 41enne si era difeso dicendo che si trattava di cannabis light

Il Procuratore della Repubblica di Macerata Giovanni Giorgio

MACERATA – Arrestato con 80 chili di marijuana, il gip aveva convalidato l’arresto ma lo aveva rimesso in libertà. Ora la procura di Macerata ha presentato appello al Tribunale del Riesame contro l’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari, Domenico Potetti.

I fatti risalgono a giovedì della scorsa settimana quando gli agenti della Squadra Mobile di Macerata, guidata dal commissario capo Matteo Luconi, avevano stretto le manette ai polsi di un 41enne di Cingoli trovato con 80 chili di marijuana. Il lunedì successivo, nell’udienza di convalida, il 41enne, difeso dagli avvocati Enrico Alessandrini e Alessandro Rocco del foro di Ancona, aveva fornito la propria versione dei fatti riferendo che quella sequestrata non era marijuana ma cannabis light. Il gip, dunque, convalidò l’arresto ma senza disporre misure cautelari, come invece richiesto dal pubblico ministero Enrico Riccioni (che chiese gli arresti domiciliari, ndr).

Giovedì la procura ha depositato l’appello. Pur rispettando la decisione del giudice, il procuratore capo Giovanni Giorgio e il sostituto non condividono le argomentazioni contenute nell’ordinanza. Soprattutto non credono all’“errore scusabile” in cui, secondo il gip, sarebbe incorso il cingolano nel considerare lecita la commercializzazione di quella che per lui sarebbe cannabis light. Tra l’altro a luglio dello scorso anno le Sezioni Unite della Cassazione si erano pronunciate in materia escludendo chiaramente la possibilità di immettere sul mercato derivati della cannabis a basso tenore di Thc (la cosiddetta cannabis light, ndr). È per questo motivo che per la procura è impossibile che Compagnucci, esperto del settore, non fosse a conoscenza di quanto stabilito dalle Sezioni Unite più di un anno prima. Intanto la procura ha disposto una consulenza tossicologica sui campioni estratti dalla droga sequestrata per accertare il contenuto di Thc (tetraidrocannabinolo, ndr), ovvero il principio attivo, affidando l’incarico al professore Rino Froldi.