MACERATA – Prima avevano accusato il loro amico imprenditore di aver ucciso Pietro Sarchiè, poi avevano ritrattato le accuse. Ad aprile sarà celebrata la sentenza per Giuseppe e Salvatore Farina, padre e figlio catanesi di 46 e 25 anni, per calunnia.
Per entrambi è diventata definitiva la condanna all’ergastolo (per il padre) e a 20 anni (per il figlio) per aver ucciso il commerciante di pesce sambenedettese il 18 giugno del 2014. Ma cinque anni fa, quando erano in corso le indagini da parte della procura di Macerata, padre e figlio in più occasioni resero dichiarazioni accusatorie nei confronti di Santo Seminara, imprenditore castelraimondese di origine catanese. Tra marzo del 2015 e febbraio 2016 in più occasioni i Farina giurarono che ad uccidere il commerciante di pesce era stato Seminara (condannato lo scorso ottobre a tre anni e sei mesi per favoreggiamento, aveva messo a disposizione di Giuseppe Farina il capannone della propria ditta per smembrare il furgone di Pietro Sarchiè subito dopo il delitto, ndr).
Oggi nel processo per calunnia celebrato in Tribunale a Macerata dinanzi al giudice Daniela Bellesi e al pubblico ministero Francesca D’Arienzo, i due imputati, difesi dagli avvocati Francesco Voltattorni e Felice Franchi, hanno rinunciato a comparire in aula, sono stati acquisiti i verbali di udienza in cui c’era la deposizione di Seminara e le sentenze e l’udienza è stata rinviata al 28 aprile del prossimo anno per la discussione.