Macerata

Macerata, 71enne accusato di violenza sessuale. Scagionato dai messaggi WhatsApp

A denunciarlo una donna cilena di 10 anni più giovane conosciuta in un sito di incontri e ospitata nella propria abitazione. Oggi anche la Procura ha chiesto l'assoluzione dell'imputato

Il tribunale di Macerata

MACERATA – Era finito sotto processo per violenza sessuale accusato da una donna cilena che aveva conosciuto in chat e che aveva ospitato in casa dopo la morte della moglie, 71enne scagionato dai messaggi WhatsApp che aveva conservato sul proprio telefonino. Per un 71enne maceratese oggi è finito un incubo durato circa tre anni, questa mattina infatti i giudici del collegio del Tribunale di Macerata lo hanno assolto, «con la formula più ampia», hanno evidenziato i difensori, gli avvocati Gabriele Cofanelli e Claudio Bruno Marcolini all’uscita del Palazzo di giustizia. All’esito dell’istruttoria anche il pubblico ministero Claudio Rastrelli, che oggi ha sostenuto l’accusa, ha chiesto l’assoluzione dell’imputato.

L’avvocato Claudio Bruno Marcolini

La vicenda invece risale al 2019, l’anziano era diventato vedovo da diversi mesi ma quella solitudine era diventata troppo pesante per lui e aveva deciso di iscriversi a un sito di incontri. Era stato così che aveva conosciuto una donna cilena di 10 anni più giovane. La donna gli aveva raccontato di essere divorziata e i due avevano iniziato a conoscersi virtualmente.
Dopo qualche tempo lei si era detta pronta a venire in Italia per conoscerlo, così lui, entusiasta della decisione, le aveva pagato il biglietto aereo, era andato a prenderla in aeroporto a Roma e l’aveva ospitata in casa. La donna era arrivata con un visto turistico, che quindi sarebbe scaduto dopo tre mesi, ma «dopo due mesi – hanno spiegato i legali a margine dell’udienza -, siamo nell’ottobre dell’anno 2019, la persona offesa avrebbe introdotto una procedura per il riconoscimento dell’asilo politico in quanto, nel frattempo, in Cile era scoppiata la guerra civile e solo in seguito aveva presentato una denuncia nei confronti del suo convivente assumendo una serie di violenze fisiche e morali tanto da ottenere il collocamento presso una struttura protetta sconosciuta allo stesso imputato». In sostanza la donna, una volta accompagnata dall’anziano all’Ufficio immigrazioni per le pratiche legate alla scadenza del visto turistico aveva denunciato di essere stata violentata. A coordinare le indagini fu il sostituto procuratore Stefania Ciccioli.

L’avvocato Gabriele Cofanelli

Nel processo la cilena era tutelata dall’avvocato Alessandro Calogiuri del foro di Ancona tramite il quale aveva chiesto un risarcimento all’anziano per tutti i danni subiti. In prossimità della discussione, però, gli avvocati Cofanelli e Marcolini hanno presentato una copiosa memoria difensiva in cui figurava anche una perizia fatta da un proprio consulente sul telefonino dell’imputato e dalla quale si potevano leggere i messaggi WhatsApp: dai colloqui intercorsi «emergeva – hanno aggiunto i legali – un rapporto di natura sentimentale tra le parti e di certo non un rapporto di violenza o aggressione fisica».

Alla lettura del dispositivo l’imputato ha avuto un profondo moto di commozione in quanto provato dal processo e dalle accuse mossegli, mentre entrambi i difensori si sono dichiarati assolutamente soddisfatti sia per il complessivo esito del giudizio che per l’assoluzione disposta con la formula più ampia. «Una vicenda – hanno precisato i legali – che comunque non può che aver lasciato delle profonde tracce nell’animo e nella personalità di una persona che ha dovuto affrontare le accuse più infamanti e per le quali correva il rischio di una pesante condanna».