Quotazioni in borsa, tensioni in Ucraina e crollo della produzione per la crisi climatica. Il prezzo del grano duro con cui vengono prodotti diversi alimenti base della nostra dieta (pasta, pane, crackers e altri derivati), risente di diversi fattori e sulla spinta delle ondate di maltempo che hanno caratterizzato il mese di maggio e, in misura minore, quello di giugno, rischia di subire una nuova crescita, dopo quella avvenuta con la guerra in Ucraina.
Le Marche sono la terza regione in Italia per produzione di grano duro, dopo Puglia e Sicilia, un granaio di qualità, spiega l’imprenditore agricolo recanatese Francesco Guzzini, vicepresidente Coldiretti Macerata e titolare di un’azienda che produce grano duro, barbabietole, girasoli, mais e piselli da industria.
«La produzione di grano duro in Italia quest’anno è inferiore alla norma e la metà del grano prodotto è di bassa qualità – spiega – Sul mercato c’è fibrillazione per la gestione di questa quota di grano di qualità inferiore, anche perché la riduzione nella produzione non interessa solo il nostro Paese, ma anche il Nord America e in particolare il Canada, dove le temperature più elevate del solito e un clima più siccitoso hanno causato un calo».
Nelle Marche la flessione della produzione di grano duro, spiega Guzzini, «si aggira attorno al 15-20% circa, ma in alcune aree, come l’alta collina del maceratese e del fermano raggiunge un -50%. Le piogge cadute tra maggio e giugno hanno deteriorato il prodotto». L’impossibilità di accedere ai campi alluvionati con i trattori ha fatto slittare la trebbiatura in diverse zone della regione, tanto che a fine luglio alcune aziende agricole devono ancora effettuare la raccolta di grano che solitamente avviene a fine giugno.
Ad andare male non è solo la produzione di grano, ma anche quella di piselli che è andata ancora peggio, spiega l’imprenditore, mentre i girasoli che l’anno scorso avevano sofferto della siccità, quest’anno hanno beneficiato delle piogge.
Secondo un rapporto Assoutenti se un nucleo di 4 persone spende in media in Italia 1.320 euro annui per pane e cereali, un aumento dei prezzi al dettaglio del 10% di questi prodotti derivati dal grano, andrebbe a determinare una maggiore spesa, pari a 132 euro annui in più a famiglia. Se il costo della pasta attualmente si aggira attorno ai 2,09 euro al chilo, potrebbe salire a 2,29 euro al chilo, mentre il costo del pane passerebbe dagli attuali 3,9 euro al chilo a 4,3 euro al chilo.
Tra le città più care d’Italia per la pasta c’è anche Macerata, con 2,37 euro al chilo, parimerito con Cagliari e Genova che vengono dopo Pescara, in testa alla classifica con una media di 2,50 euro al chilo, mentre la città più economica è Cosenza con una media di 1,47 euro al chilo.