ANCONA – Con la direttiva europea ‘Case Green’ la stima di Ance Marche è che «ad oggi, è che nelle Marche almeno sette case su dieci saranno da efficientare». A tracciare il quadro è Stefano Violoni, presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili secondo il quale il quadro marchigiano è «forse peggiore» rispetto a quello riscontrato in altre regioni «per via di un nostro patrimonio immobiliare piuttosto datato negli anni».
Violoni evidenzia che «va tenuto conto che le Marche sono tra le regioni più longeve e i nostri nonni e padri dovrebbero ristrutturare il proprio immobile quando il patrimonio a loro disposizione dovrebbe servire per garantirsi una sana vecchiaia».
La direttiva prevede un abbattimento del consumo medio di energia primaria almeno del 16% entro il 2030 e del 20% al 20250 per gli immobili esistenti, ed edifici ad emissioni zero per le nuove costruzioni. «È un treno da agganciare sicuramente – aggiunge -, ma serviranno strumenti finanziari adeguati e a lungo termine, con poche regole, chiare e ben definite e, soprattutto, senza che intervengano repentini cambiamenti, come quelli a cui abbiamo assistito con il superbonus. Al contrario, c’è il rischio di fermarsi alle buone intenzioni».
Per Ance Marche la direttiva europea dovrebbe «integrarsi all’interno di altri due piani, uno nazionale e l’altro regionale». Per quanto riguarda il Piano nazionale di ristrutturazione edilizia Violoni auspica che «si mettano da parte gli steccati ideologici per ragionare insieme con l’obiettivo di delineare norme semplici, che recepiscano il progetto di Bruxelles».
La richiesta è quella di «lasciare piena libertà sulle metodologie impiegate per il raggiungimento dei target previsti, senza imporre tipologie di intervento», c’è poi l’impatto delle regole europee sulla legge urbanistica regionale, varata alla fine dello scorso anno e sulla quale Ance Marche aveva espresso più di un dubbio: «Va creato un raccordo con la legislazione europea, perché ci sia coerenza assoluta, e come se non bastasse la sua declinazione operativa dovrà anche tenere conto che tanti piccoli comuni avranno difficoltà a gestire la complessità tecnica dell’urbanistica, seppur semplificata, per le carenze di bilancio e di organico, per cui andranno accompagnati», ha concluso.