Il tema dei dossieraggi illeciti finito al centro del dibattito mediatico degli ultimi giorni accende i riflettori sulla sicurezza dei nostri dati che, con l’imporsi prepotente della tecnologia, sembra diventata sempre più labile. Torna alla ribalta «un tema complesso e non nuovo, quello del conflitto tra sicurezza e privacy» spiega Marco Baldi, professore associato in Telecomunicazioni presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università Politecnica delle Marche.
«Probabilmente quello che apprendiamo dalle cronache – dice – è una piccola parte di uno scenario più ampio e complesso, in cui la legittima necessità di sicurezza rischia di mescolarsi al controllo illegale e ad usi deviati». Una questione che riaccende i riflettori sul «dibattito tra la necessità di low enforcement e quindi di investigazione, che è legittima se commissionata su mandato di un giudice, e la necessità di privacy».
L’esperto evidenzia «certamente è coinvolta la tecnologia, perché le nostre infrastrutture digitali necessitano di maggiore sicurezza cyber, ma in questi casi è anche determinante il fattore umano, che spesso rappresenta l’anello debole della catena». Inoltre aggiunge «quando si da in mano il controllo ad organizzazioni private e c’è di mezzo un importante giro economico, può esserci anche il rischio che interessi commerciali ed economici possano prevalere sull’interesse comune e sull’etica».
Come garantire maggior sicurezza? «L’Europa è tutelata da normative stringenti e avanzate come il Gdpr e la Nis2.0 che sta entrando in vigore, che danno un indirizzo importante in materia. Per evitare che qualcosa possa sfuggire alle maglie della legalità – prosegue – servono un maggior controllo e una maggiore cura degli aspetti legati all’etica professionale, ma anche sistemi che non permettano di diventare onnipotenti una volta entrati in una organizzazione».
Ricordiamo che la Nis2.0 è una direttiva europea che punta a rafforzare la sicurezza informatica nell’UE, mentre il Gdpr è il regolamento dell’Unione Europea sulla protezione dei dati personali e della privacy. Per quanto concerne il mondo giovanile, secondo l’esperto è importante l’educazione, anche a livello accademico, tramite l’accesso alla «formazione avanzata, che anche sul lavoro possa garantire un livello di contemporaneità».