Macerata

Maturità, oggi la prima prova. Il professor Roberto Mancini (Unimc) commenta le tracce dei temi: «Proposte di riflessione inadeguate»

Oggi più di 13mila studenti marchigiani si sono confrontati con le sette tracce della prova di italiano. Ne abbiamo parlato con direttore del Dipartimento di Studi Umanistici e docente di Filosofia teoretica dell'Università di Macerata

ANCONA – Da Giuseppe Ungaretti con l’opera “Pellegrinaggio” a Luigi Pirandello con i “Quaderni di Serafino Gubbio operatore”. Sono alcune delle tracce con cui si sono confrontati i maturandi nella prima prova dell’Esame di Stato che si è svolta questa mattina. Tra le altre tracce figurano il tema della Guerra Fredda con l’estratto da “Storia d’Europa” di Giuseppe Galasso, del digitale con “Profili, selfie e blog” di Maurizio Caminito, il tema del silenzio con il brano “Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, natura fra ascolto e comunicazione” della giornalista e saggista Nicoletta Polla-Mattiot e il “valore del patrimonio artistico e culturale” con l’estratto di un testo della giurista e professoressa universitaria Maria Agostina Cabiddu, pubblicato sulla Rivista dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti. L’imperfezione è al centro della traccia legata all’attualità con il libro del premio Nobel Rita Levi Montalcini, dal titolo “Elogio dell’imperfezione”.

«In molti casi sono tracce piuttosto convenzionali, tipiche della cultura per come viene intesa dal Ministero dell’Istruzione e per come viene praticata da un certo modo standardizzato di fare scuola – commenta il professor Roberto Mancini, direttore del Dipartimento di Studi Umanistici e docente di Filosofia teoretica dell’Università di Macerata -. In questo senso non credo che queste tracce abbiano sorpreso le maturande e i maturandi quindi si tratta di titoli “abbordabili” ma che hanno l’insidia della scontatezza: suggeriscono già il tipo di risposta che chi giudica vuole trovare scritta. Non si può dire perciò che siano tracce capaci di motivare davvero chi le deve svolgere ad articolare una riflessione critica, creativa e personale. Sembrano titoli concepiti da chi guarda la nuova generazione da fuori e dall’alto, senza provare a sperimentare un’empatia con chi oggi ha 18 anni, senza sentire che cos’ha nel cuore e nella mente una persona di quell’età in una società ostile ai giovani e alle giovani come la nostra».

I due autori, Ungaretti e Pirandello, erano fra quelli presenti del toto-tracce che circolava prima della Maturità. Pirandello in particolare mancava da oltre 20 anni dall’Esame di Stato (2003), un ritorno importante. Che ne pensa?
«Forse questa è stata la scelta più convenzionale e meno originale. L’esperienza di guerra di Ungaretti, rispecchiata nella lirica “Pellegrinaggio”, rimanda a modalità di esperienza e situazioni del primo Novecento; si potevano trovare brani più adatti a provocare una riflessione sui vissuti della guerra per come viene attuata nel nostro tempo. Nel confronto con un testo di questo genere la parola “guerra” alla fine rimane astratta e l’invito per le ragazze e i ragazzi di oggi a sentire quale tipo di disumanizzazione sia imposto a chi prende parte a un conflitto bellico risulta debole. Sarebbe stato più eloquente un testo dotato di riferimenti più accostabili al vissuto dei giovani. Vengo alla scelta di Pirandello: era prevista e conferma l’idea che la letteratura italiana del Novecento annoveri soltanto quegli autori classici che sono da sempre nei programmi ministeriali, senza aprirsi a considerare altre autrici e altri autori non meno importanti. A parte questo, il brano tratto dai “Quaderni di Serafino Gubbio operatore” ha comunque il merito di far riflettere su come la delega del nostro progresso alla tecnologia comporti un prezzo di dipendenza e di tendenziale rovesciamento del rapporto tra l’umanità e le macchine. D’altra parte, manca nel brano (e visto il periodo di uscita del testo – 1916 nella prima e 1925 nella seconda edizione – non poteva che essere così) lo spunto per pensare al fatto che ormai le tecnologie non si risolvono in “macchine”, ma sono un ambiente, un elemento avvolgente nel quale siamo immersi, e formano la nostra mentalità, per cui il condizionamento è molto più pervasivo. Insomma, sia per il tema del confronto con la guerra, sia per quello della valutazione degli effetti indesiderabili dell’innovazione tecnologica, i due testi sollecitano riflessioni in parte fuori centro rispetto alle forme dell’esperienza sociale contemporanea».

Per quanto riguarda l’attualità è stato scelto un tema vicino ai ragazzi, come quello del digitale che permea la loro vita e che oggi si è inserito a pieno titolo anche nel mondo della scuola. L’altro filone è quello della guerra fredda con il rischio atomico che income tutt’ora a seguito dei due conflitti aperti (Ucraina e Medio Oriente). Temi che fanno riflettere…
«Circa il rapporto di chi è giovane oggi con profili social, selfie e blog, si tratta sicuramente di un termine di confronto rilevante e quotidiano, ma la formulazione del tema non stimola molto una riflessione sulle alternative possibili nelle modalità di utilizzo e sui percorsi di autocoscienza delle e dei giovani. Piuttosto quella formulazione suggerisce una denuncia un po’ standardizzata che dunque diventa facilmente retorica e poco adatta a risvegliare una nuova consapevolezza. Andiamo meglio, a mio avviso, con il brano della “Storia d’Europa” di Giuseppe Galasso, che è capace di far approfondire la questione delle gigantesche contraddizioni della geopolitica, della sua logica da sistema di guerra permanente, sino a considerare non solo folle ma concreta l’eventualità del ricorso alle armi nucleari. Siccome questo risvolto angoscioso viene solitamente rimosso e non preso sul serio, questa traccia è una sorta di richiamo al realismo della vita, cioè a considerare quanto nel nostro tempo si stia mettendo in pericolo l’esistenza stessa della specie umana e quanto si dovrebbe spezzare questa spirale di delirio geopolitico. Al posto del realismo cinico della logica di potere, che sempre giustifica il riarmo e le guerre, affiora qui il realismo della vita, con una presa di contatto con la realtà effettiva della storia attuale, al di là di ogni falsificante rimozione. In questa prospettiva si potrebbe giungere a ripensare il ruolo etico, culturale, politico, economico e diplomatico di un’Europa veramente unita. Ma per ora l’Europa, come hanno dimostrato le recenti elezioni, purtroppo interessa sempre meno alla gente comune: storditi da una crisi interminabile, disinformati e sfiduciati, molti lasciano a politici rampanti e gruppi speculativi le sorti del continente».

Fra le tracce c’è anche il brano del Premio Nobel Rita Levi Montalcini sull’imperfezione come virtù per correggere se stessi e indagare i propri errori. Una caratteristica, l’imperfezione, che è poco accettata dalla società odierna, e spesso dagli stessi ragazzi. Che riflessione ne scaturisce?
«Questo brano è molto interessante e può sollecitare in chi lo deve meditare una presa di coscienza più attenta rispetto al proprio valore di persona. Nella logica della competizione, della prestazione, dell’efficienza a tutti i costi e dell’accelerazione, la fragilità e le esigenze dell’essere umano sono misconosciute. Anzi fragilità, vulnerabilità e imperfezione sono cose da condannare negli altri e da occultare in se stessi, per non essere giudicati male o tagliati fuori. La traccia aiuta a mettersi in una prospettiva molto più saggia e a imparare che la fragilità e l’imperfezione sono espressioni della nostra dignità di persone uniche, originali, complesse, il cui valore è dato non dalla potenza che raggiungono, ma dalla ricchezza di umanità che maturano. Un rapporto con se stessi illuminato da questa consapevolezza diventa la base per vivere le relazioni interpersonali e sociali non più nella logica tossica della competizione, bensì nella luce che proviene dalla sapienza della solidarietà».

All’Esame di Stato i ragazzi si confrontano anche con il tema dell’arte, partendo dal silenzio e con il valore del patrimonio artistico e culturale. Due temi forse un po’ difficili per gli studenti?
«Qui bisogna distinguere i diversi temi proposti. Da un lato c’è quello del patrimonio artistico e culturale per come viene riconosciuto nella Costituzione della Repubblica. Resta vero che il valore di tale patrimonio e la luce offerta dalla presenza della bellezza nelle nostre esistenze sono riferimenti essenziali, sui quali è opportuno meditare in profondità. Ma il rimando al testo costituzionale in un momento in cui la Costituzione stessa viene stravolta dai progetti di riforma sul premierato e sull’autonomia differenziata risulta ipocrita, fatto quasi per spostare l’attenzione dal bene comune inteso in senso democratico al tema della bellezza artistica come se questa fosse qualcosa di a sé stante, di astorico e di indifferente alla qualità democratica della convivenza civile e sociale. Dall’altro lato è stata proposta una riflessione sul valore del silenzio, tema accostabile a quello della coscienza di se stessi. Riflettere sulle virtù del silenzio contemplativo, sul raccoglimento, sull’ascolto interiore, è comunque un passaggio opportuno, in grado di sollecitare una più attenta scoperta dei sentimenti, dei vissuti, dei pensieri, delle modalità di relazione e di azione. Il silenzio come spazio di ritrovamento di sé e come premessa per il dialogo con chiunque è davvero ignorato, quindi può essere salutare una traccia che invita chi ha diciotto anni a recuperare o a scoprire questo amico prezioso».

Secondo il professor Mancini, «se alcune tracce sono valide, nell’insieme la proposta di riflessione fatta alle maturande e ai maturandi risulta piuttosto inadeguata, espressione di adulti che gestiscono, organizzano, decidono, giudicano, ma ancora non sanno ascoltare la generazione giovane e dialogare con essa in vista di una nuova alleanza per cambiare una società umanamente insostenibile. Se è vero che oggi le nuove generazioni sono precarizzate, deprivate nei loro diritti all’istruzione, all’educazione, al lavoro, all’ambiente, represse quando protestano e in molti Paesi del mondo sono mandate a morire per assurde guerre, allora una traccia che vuole sollecitare il loro pensiero avrebbe dovuto interpellarli tenendo conto della situazione in cui si trovano, incoraggiandole a riconoscere con immaginazione lungimirante spiragli di alternativa e semi di futuro».