CAMERINO – «L’Università è il luogo delle opportunità costruite in una dimensione universale, è il luogo della tradizione della conoscenza e dei saperi, che sa coniugare il tempo in un percorso di acquisizione e di conoscenza, di gettare le basi, di seminare le precondizioni, per il tempo che siamo chiamati a intuire e interpretare. Da sempre le Università hanno rappresentato un baluardo del futuro, sono state sentinelle di quelle tracce di futuro che vanno colte e alimentate. Questo è il momento della conoscenza, di un discernimento collettivo ed è per questo che le Università sono il luogo in cui il futuro può trovare il contesto giusto per potersi generare». Non è potuta intervenire personalmente per una riunione con il presidente Mario Draghi convocata all’ultimo minuto, ma la ministra per le Pari opportunità, Elena Bonetti, non ha voluto far mancare il suo saluto con un videomessaggio inviato in occasione dell’inaugurazione del 686esimo anno accademico dell’Università di Camerino, che si è svolta questa mattina (21 febbraio) nell’auditorium Benedetto XIII e ha avuto come tema “#Universitas: l’opportunità della Scienza”.
Dopo i saluti del professor Ferruccio Resta, presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane, che ha sottolineato la necessità di avere delle «Università coraggiose, con laboratori di ricerca, aperte agli studenti internazionali» per combattere le «disparità che sono il vero freno dalla crescita», hanno preso la parola il presidente del Consiglio degli studenti Yari Ferroni, la rappresentante del personale tecnico e amministrativo Irene Pisani, la rappresentante del personale docente e ricercatore Stefania Silvi e il nuovo direttore generale dell’ateneo, Andrea Braschi che ha ribadito come ora si apra «un futuro ricco di opportunità e di sfide», ma da vivere insieme perché «se si gira le spalle a qualcuno, mi auguro sia per caricarlo sulle nostre – ha aggiunto il dg -. Certo costa fatica, ma quali sono gli obiettivi che si raggiugono senza fatica? E una buona organizzazione può essere tale solo se non lascia indietro nessuno, per questo io in Unicam leggo questa sfida: noi uniti cambiamo, ma tutti assieme».
Una Università che sappia intercettare i cambiamenti e che sia aperta a tutti e a tutte, i temi ribaditi anche dal rettore Claudio Pettinari. «Il mio mandato rettorale continua a caratterizzarsi dall’#Universitas, un apparente ossimoro che in realtà coglie modernità e storia, la chiave del linguaggio 2.0 che conduce all’Universitas, al luogo di accesso alla scienza che per essere a servizio della comunità è fondamentale che sia accessibile, con le stesse opportunità riservate a uomini e donne, indistintamente – ha detto il rettore -. Questo è il progetto che Unicam ha intrapreso molti anni fa e che si sta sostanziando in una parità di genere strutturale, dove tutti e tutte sono chiamati a dare il loro contributo. Garantire pari diritti è un dovere morale e civile». Il rettore ha poi ribadito come «la scienza non ha genere e Unicam ci crede e, per questo, attua politiche che vanno in questa direzione, con le persone al centro di ogni attività» e ha proseguito elencando quanto fatto in questi mesi, perché «il Covid non ha fermato il nostro percorso. Dal prossimo anno accademico attiveremo la laurea magistrale in nutrizione dello sport, stiamo progettando percorsi formativi sulle tecnologie innovative per la ricostruzione e valorizzazione del patrimonio culturale e abbiamo mantenuto costante il numero di studenti attivi. Sono state aumentate le borse di studio, abbiamo garantito dieci borse di studio alle studentesse afghane per proseguire gli studi nel nostro ateneo e abbiamo investito sull’acquisto di strumentazioni scientifiche perché la scienza è di tutti e di tutte. Grazie alla scienza questa comunità avrà un futuro, siamo stati un volano per lo sviluppo del nostro territorio e continueremo a esserlo».
A parlare della libertà della scienza e della necessità di difenderla a gran voce è stata la senatrice a vita e importante studiosa, Elena Cattaneo che in una lectio appassionata di oltre un’ora ha raccontato chi come Rita Levi Montalcini e Katalin Karirò (dalle cui ricerche è poi emerso il vaccino per il Covid) non si è mai arreso davanti ai no, alle difficoltà o alle delusioni. Entrambe hanno continuato a fare ricerca partendo dallo stesso metodo scientifico: «il coraggio di porsi una domanda, che poi va messa a dura prova con una serie di esperimenti. Chiunque può entrare nel grande mondo della scienza, a patto che – ha aggiunto la senatrice – abbia una buona idea da mettere a disposizione». Però questa libertà di studio «è sotto continuo attacco e non solo lontano da noi», ha aggiunto ricordando il sacrificio di Giulio Regeni. «La libertà, quindi, va vissuta come uno stato di allerta continua, perché a volte la libertà la si perde anche solo non indignandosi di più di quanto succede. E, invece, bisogna tenere alta la voce perché anche noi ricercatori abbiamo una funzione pubblica. Ciascuno di noi – ha concluso la senatrice Cattaneo – deve difendere quella libertà nell’interesse dei cittadini».