CAMERINO – Un dipendente e un ex dipendente di un Comune dell’alto Maceratese sono stati rinviati a giudizio e dovranno rispondere anche del danno erariale di oltre 300mila euro cagionato in conseguenza degli illeciti commessi, per il quale sono stati segnalati alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Ancona. Accertate irregolarità nell’assegnazione di 58 appalti, per un ammontare di oltre due milioni di euro.
I due sono stati rinviati a giudizio a seguito di un’indagine serrata, denominata “Hybris”, svolta dalla Guardia di Finanza di Camerino per il monitoraggio della regolarità degli appalti pubblici nel più ampio contesto della ricostruzione post-sisma. Un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Macerata. Le indagini, scaturite da un esposto del primo cittadino di un Comune del maceratese e condotte attraverso la valorizzazione delle molteplici banche dati in uso alla Guardia di Finanza e acquisizioni documentali presso detto Ente, hanno messo in luce l’operato “opaco” di due dei suoi dipendenti.
Secondo quanto emerso dalle indagini il modus operandi consisteva nell’emettere determinazioni “in bianco”, con oggetto generico, inesistente o difforme dal contenuto della determinazione, procedendo alla materiale scrittura delle stesse in epoca successiva rispetto alla formale presa in carico e protocollazione, aggirando in tal modo i normali controlli preventivi demandati all’organo politico. Questi disallineamenti temporali tra l’emissione e la compilazione degli atti amministrativi, secondo quanto rilevato dalla Finanza, non possono essere considerati mere sviste, poiché dagli accertamenti eseguiti, anche mediante l’analisi dei registri informatici del Comune, è stato constatato che la predisposizione di tali atti pubblici “in bianco” non era diretta all’immediata adozione di provvedimenti, bensì a realizzare preventivamente dei presupposti documentali idonei ad essere posti alla base delle successive procedure d’appalto, cosicché molti lavori venivano assegnati ai soliti soggetti economici senza il rispetto della normativa di settore. Inoltre, in alcuni casi è stato rilevato che l’importo delle varianti in corso d’opera, avallate sempre attraverso il sistema sinora descritto, coincideva con il ribasso praticato dalla ditta aggiudicataria.
Con questo comportamento i dipendenti hanno violato le norme sull’impegno di spesa, disattendendo con sistematicità i principi fondamentali a cui deve attenersi la pubblica amministrazione, ovvero quelli di economicità, imparzialità, pubblicità e trasparenza. I funzionari, oltre a evitare i controlli che prendono le mosse dalla redazione dell’impegno di spesa, hanno “ostacolato” la funzione propria demandata all’organo elettivo del Comune, gestendo, attraverso le proprie condotte, le risorse pubbliche a propria totale discrezione (da qui il nome dell’operazione Hybris). Infatti, venivano generati e imputati costi “fuori bilancio” derivanti da oneri documentati con pregressi fittizi impegni di spesa, nei confronti dei quali l’organo politico era costretto a modificare il proprio indirizzo economico finanziario e a reperire i fondi necessari attingendo da altri capitoli di spesa.
Grazie alle indagini sono stati scoperti 58 appalti assegnati in maniera irregolare per un ammontare complessivo di oltre due milioni. Tra questi, una ventina, per un valore complessivo di circa 650mila euro, riguardano opere legate al post-sisma, quali puntellamenti, demolizioni, ripristini e delocalizzazioni di attività produttive. Nel corso delle indagini delegate sono emerse, altresì, condotte di peculato, poiché alcune somme destinate in favore di privati a seguito del sisma del 1997, pari ad oltre 6mila euro, sono state utilizzate intenzionalmente per scopi diversi, nonché condotte corruttive che hanno coinvolto uno dei citati dipendenti pubblici, che ha ricevuto la somma 5mila euro per favorire una ditta, rivelatasi poi aggiudicataria, in una procedura di gara.