Macerata

Macerata, appello bis per Oseghale: la Corte vuole sentire due testimoni. L’udienza slitta a gennaio

Il 25 gennaio del prossimo anno saranno sentiti un 53enne di Mogliano e un tassista di 35 anni che incontrarono Pamela Mastropietro dopo il suo allontanamento dalla Pars e che ebbero con lei rapporti sessuali

MACERATA – Si è celebrato questa mattina in Corte d’Assise d’Appello di Perugia il processo di Appello bis per Innocent Oseghale, il nigeriano condannato in primo e secondo grado all’ergastolo per tutti i reati che la Procura di Macerata gli aveva contestato (l’omicidio della 18enne romana Pamela Mastropietro aggravato dalla violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere). Dopo il ricorso in Cassazione dei legali dell’extracomunitario, gli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, i giudici romani confermando le responsabilità del nigeriano nel delitto della 18enne avvenuto il 30 gennaio 2018 a Macerata, avevano rinviato alla Corte di Assise di Appello di Perugia per pronunciarsi sulla sussistenza o meno dell’aggravante della violenza sessuale (che potrebbe fare la differenza tra l’ergastolo e i 30 anni).

Questa mattina la Corte umbra, accogliendo la richiesta della procura generale di Perugia, ha disposto un’integrazione dell’istruttoria dibattimentale rinviando al prossimo 25 gennaio per sentire due testimoni. Si tratta di un 53enne di Mogliano e un tassista di 35 anni che incontrarono Pamela subito dopo il suo allontanamento dalla Pars di Corridonia e che ebbero con lei rapporti sessuali (tra il 29 e il 30 gennaio del 2018). All’epoca nei loro confronti fu aperto un fascicolo per violenza sessuale ma fu la stessa Procura a chiederne l’archiviazione ritenendo in primis che il reato fosse improcedibile per mancanza di querela, e poi che non vi fosse certezza che gli indagati potessero essersi accorti delle difficoltà della 18enne (affetta da doppia diagnosi) perché quel giorno la ragazzina aveva assunto la terapia farmacologica. I familiari della 18enne tramite l’avvocato e zio della giovane, Marco Valerio Verni, si opposero alla richiesta ma il gip Claudio Bonifazi concordò con la richiesta della Procura archiviando il fascicolo a giugno del 2020. Il diritto di querela, aveva scritto il gip, si è estinto con la morte della persona offesa e non ci sono altre persone legittimate a sporgere querela, non l’amministratore di sostegno (la nonna di Pamela), né un eventuale curatore speciale. Una decisione questa che aveva portato i familiari di Pamela a chiedere che venisse colmato quel vuoto normativo che impedisce a persone terze rispetto alla vittima, come i suoi familiari, di cercare e ottenere giustizia. Oggi, sulla decisione dei giudici umbri il legale Matraxia ha commentato: «Riteniamo sia un supplemento istruttorio irrilevante».

Oseghale ha sempre negato di aver violentato la 18enne, riferendo di un rapporto consenziente consumato in un sottopasso dei Giardini Diaz.