Macerata

Batteri in mare, la ricercatrice Irbim Cnr: «La temperatura marina più elevata può favorire la proliferazione»

Enterococchi in mare hanno fatto scattare il divieto di balneazione a Civitanova. Perché i livelli di questi batteri hanno superato la soglia limite e quali le conseguenze per la salute? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Grazia Quero

Pixabay, foto di Ken Kerckx

ANCONA – Valori oltre i limiti di batteri fecali hanno fatto scattare il divieto di balneazione sul tratto di lungomare nord di Civitanova Marche. Episodi analoghi si sono verificati nei giorni, e poi risolti, anche nella riviera emiliano-romagnola, dove il rilevamento di alte concentrazioni degli stessi batteri ha interessato una porzione più vasta di mare, facendo anche in questo caso scattare il divieto di balneazione.

Perché i livelli di questi batteri hanno superato la soglia limite e quali sono le conseguenze per la salute? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Grazia Quero, ricercatrice presso la sede del CNR IRBIM di Ancona (Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche).

«Il mare è pieno di microorganismi, ma solo una minima parte di essi possono creare problemi per la salute dell’uomo. Tra questi ci sono i microrganismi fecali di cui si sta parlando tanto in questi giorni – spiega -, presenti normalmente nell’intestino dell’uomo e di altri animali, e che possono raggiungere l’ambiente marino in seguito, ad esempio, al rilascio di liquami o scarichi industriali in mare, anche attraverso l’apporto fluviale e specialmente in seguito a precipitazioni abbondanti».

«Anche se non tutti i microorganismi “indicatori” di inquinamento fecale sono patogeni – chiarisce la ricercatrice – li consideriamo come sentinelle dell’esistenza di inquinamento fecale e quindi della presenza di altri potenziali microrganismi patogeni che possono essere pericolosi, anche se con minore probabilità, oltre che per l’uomo, anche per gli organismi marini».

I possibili rischi per l’uomo a seguito del contatto con i microorganismi fecali includono disturbi gastrointestinali o respiratori. «La direttiva sulla balneazione che viene normalmente applicata per valutare la qualità delle acque si basa sul rilevamento di Escherichia coli ed Enterococchi, che hanno una rilevanza clinica principalmente per l’uomo».

Il cambiamento climatico, di cui stiamo vedendo gli effetti con le ondate di calore e lo scioglimento dei ghiacciai, può avere un ruolo? «La comunità scientifica si sta interrogando su questo aspetto. Anche noi, come Istituto, stiamo esplorando questo tema, per cercare di chiarire, attraverso i dati disponibili, se ci siano evidenze di un incremento della contaminazione fecale nel tempo e se questo possa essere in qualche modo collegato anche all’aumento delle temperature».

Secondo la ricercatrice «al momento quello che sappiamo è che, trattandosi di microrganismi che provengono dall’intestino dell’uomo, i batteri fecali sono già adattati a temperature di circa 36 gradi, e che quindi, non possiamo escludere che un ambiente acquatico con una temperatura è più alta possa favorirne la proliferazione».

Nessun rischio per chi ama mangiare pesce, rassicura: «Dai monitoraggi dell’ARPA Marche (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, ndr) emerge che la qualità delle acque di balneazione nelle Marche è eccellente (a parte qualche area problematica) – spiega –; inoltre, è anche piuttosto comune che, in corrispondenza di piogge come quelle che si sono verificate nei giorni scorsi, e della conseguente apertura degli scolmatori, si rilevino concentrazione più alte di microrganismi fecali. Tuttavia, come abbiamo anche osservato in progetti di ricerca nel nostro Istituto, il fenomeno si esaurisce solitamente nell’arco di 48 ore. Per cui, non ci sono pericoli per chi mangia pesce, che viene pescato a distanza dalla costa e che generalmente si muove nell’ambiente marino».