I “Le Colonne d’Ercole” sono un gruppo musicale nato nell’entroterra maceratese, che negli anni, ha subito diverse evoluzioni anche dal punto di vista del sound. I loro testi sono accattivanti, profondi e spesso riflessivi, rispecchiando il mondo visto con gli occhi della loro giovane età.
Marco, sei la voce di “Le Colonne d’Ercole”, puoi raccontarci la genesi della band e come è attualmente composta?
«La band è nata un giorno del 2016 quando con Dario, il chitarrista, ci siamo riuniti perché volevamo scrivere una canzone sul terremoto per dare forza alle persone attraverso la musica. Da lì ci siamo detti: “Guarda che questo sound è originale”, dato che avevamo già realizzato un progetto insieme in cui scrivevamo pezzi inediti. Poi l’idea, “Dai mettiamo su un gruppo, man mano raccogliamo gli elementi”. Negli anni ci sono state evoluzioni sia a livello di sound che di componenti. Inizialmente eravamo in cinque, ora siamo tornati in quattro con una struttura un po’ più classica. Siamo passati dal pop all’indie-pop, fino al rock un po’ alternative. Ad oggi è composta da me, Marco Calisti (cantante), da Dario Gentili (chitarrista), da Fabrizio Busti (batterista) e da Francesco Baldoni (bassista)».
‘Prigioni’ è il vostro ultimo singolo, qual è il messaggio principale di questa canzone?
«“Prigioni“ è il nostro ultimo singolo, uscirà venerdì (14 marzo), parla di un palo amoroso. Il messaggio principale è che a volte è giusto chiudersi in se stessi per rimanere nella nostra comfort zone, perché magari per crearla ci abbiamo messo anche tanto. Ma è altrettanto corretto provare le cose sia belle che brutte, a volte dobbiamo un po’ aprire la porta della stanza e buttarci. Viviamo, non restiamo chiusi, anche se a volte fa male».

In programma avete un ep, puoi svelarci qualcosa a riguardo? Quale sarà il filo conduttore?
«“Prigioni”, “Dorothy” e “Non abbiamo più”, che sono i singoli usciti, fanno parte di una raccolta, di un ep, di cinque brani, due ancora non li sveliamo. Il filo conduttore dell’ep è un po’ il vivere all’interno dei ritmi di oggi, non è facile perché non ci sono mai stati prima d’ora. Quindi ci interfacciamo in una realtà completamente nuova, anche a livello di informazioni, veniamo bombardati continuamente, di emozioni e di sensazioni nuove, è un po’ un sopravvivere adesso. Vediamo mille casi sia in giro che nel web, temi come il bullismo e la violenza. Sono tutte piccole testimonianze di quella che è una realtà nuova e di come un ragazzo di 25/30 anni cerca di resistere e di approcciarsi a questo».
Il concerto/l’esperienza più emozionante vissuta con la band?
«Sono state quattro le esperienze, una recente. La prima data del gruppo fuori regione, a Roma, è stata veramente, oltre che un successo, il locale era pieno, ci siamo affacciati ad un pubblico nuovo. Avendo avuto una risposta positiva ci ha dato tantissima energia. Poi aver suonato all’Ariston, alla finale di Sanremo Rock, nel 2020 ed anche il concerto d’apertura dei Pinguini Tattici Nucleari, perché è stato il nostro primo grande palco, con cinquemila persone, è stata una botta di adrenalina davvero gigante. Un’altra cosa veramente bella per noi riguarda quando siamo entrati nello studio nuovo a Perugia, lì abbiamo capito che tutto il lavoro fatto negli anni, gli sforzi, ci hanno fatto raggiungere poi un livello, una consapevolezza maggiore di quello che facciamo, ed è la cosa più gratificante per un musicista».
Quali sono i prossimi live in programma?
«Ora abbiamo in programma il prossimo live “Al Piano Di Sopra” a Matelica, poi siamo in piena fase di programmazione estiva perché faremo uscire l’ep il 9 maggio. Quindi dobbiamo organizzare quelle che sono le date estive, l’uscita, il video, i festival, le aperture ecc… Siamo dunque in modalità loading».