FERMO/MACERATA – Sono in partenza per Milano le aziende della moda e del calzaturiero che dal 19 al 23 settembre saranno protagoniste al Micam. Una partenza segnata dalla preoccupazione e dalle richieste da parte della associazioni di categoria di interventi mirati per supportare un settore che era già in crisi prima dell’emergenza sanitaria. Abbiamo fatto il punto con il direttore di CNA Fermo Alessandro Migliore.
Tra le aziende marchigiane protagoniste al Micam ce ne sono cinque provenienti dalla provincia di Ascoli Piceno, 47 della provincia di Fermo, 29 provenienti dalla provincia di Macerata, due da Pesaro e Urbino e una dal capoluogo dorico per un totale di 84 espositori.
«Chiaro che chi va al Micam si è riconvertito e in questo periodo ha fatto uno sforzo; il dato oggettivo è quello della partecipazione delle aziende dato che quest’anno parliamo di 1400 espositori (tra questi 84 arrivano dalla Regione Marche, ndr.) a fronte dei 5mila degli scorsi anni – ha spiegato il direttore di CNA Fermo -. Gli espositori storici parteciperanno ma chi non si è potuto riconvertire sta subendo una fase discendente e non vede buone prospettive per il futuro. Soprattutto se gli americani, i cinesi e i russi sono impossibilitati a venire a Milano quali sono le prospettive per chi partecipa alle fiere di settore?».
«Quindi ci troviamo davanti a una situazione gravosa che lo è ancora di più per il settore moda che lavora per stagioni e che a causa del periodo di fermo e di conseguente calo dei consumi sta vivendo un periodo di incertezza senza precedenti – ha continuato Migliore -. La stagionalità del lavoro ci dice quindi che per il settore moda è stato perso un intero anno e ci sarà senza dubbio un ridimensionamento per la stagione primaverile. Se non ci sono nuovi campionari e anche la modelleria è ferma si rischia lo stop; chi ha la cassa integrazione per i propri dipendenti può continuare a “sopportare” questo momento ma i piccoli non hanno alcun sussidio».
«Al momento stiamo anche pensando a una probabile fiera qui sul territorio, a Fermo piuttosto che a Macerata, per vendere e rilanciare le identità e il Made in Italy – ha aggiunto il direttore di CNA Fermo -. Chi oggi partecipa al Micam è un eroe ma se contestualmente non si investe nel b2b non si portano a casa i risultati quindi è importante che innovazione e territorio vadano di pari passo».
Senza dimenticare l’area di crisi complessa che interessa le due province. Quindi di cosa hanno bisogno le aziende del settore? «Senza dubbio di un taglio del costo del lavoro – che invece oggi uccide l’impresa dato che il calzaturiero non investendo su finanza, robotica e domotica investe sulle persone – e poi l’innovazione, la digitalizzazione e la formazione professionale che siano controllate dal pubblico perché le aziende non si innovano da sole; o meglio le grandi sono in grado di farlo ma le piccole, che sono la maggior parte, no – ha spiegato Migliore -. Il contributo che era arrivato dal Governo arriva fino in Abruzzo e per noi è stata una grande beffa, quindi chiediamo almeno di allargare lo stesso alle aree di crisi. Senza pensare che, se dovesse esserci un altro lockdown, in un settore fatto di programmazione rischiamo di far scappare definitivamente dall’Italia le nostre aziende».
«Noi continuiamo a fare la nostra parte ma anche il pubblico dovrebbe preoccuparsi per una crisi che poi investe tutto il territorio – ha concluso Silenzi -. Partiamo sì per il Micam ma con tanta preoccupazione».