CIVITANOVA MARCHE – Arrivo di buon mattino alla casa di carità Don Lino Ramini in via Parini 13 a Civitanova. Questo è il luogo che dal 2016 ospita la caritas cittadina, un esempio di virtù, perseveranza e speranza. Si aprono i cancelli, i furgoni della Croce Rossa consegnano dei pacchi. Emilio è lì, come ogni mattina, pronto a ricevere le provviste e a smistarle in modo omogeneo in delle grosse buste della spesa, 50 delle quali sono già disposte ordinatamente nella dispensa all’interno del centro. Legumi, olio, biscotti, pasta, fette biscottate, prosciutto e formaggio ma anche verdura e frutta che Emilio in persona recupera una volta alla settimana dagli avanzi dei supermercati della città. C’è poi anche il pacco bimbo, in cui non possono mancare latte in polvere, biscottini e omogeneizzati.
Capillare l’organizzazione, due i turni a settimana di consegna, il martedì e il venerdì tranne che per la verdura e la frutta che, quando disponibile, viene consegnata il mercoledì e il sabato mattina insieme alle brioche, al pane e alla pizza. Quattro le persone attualmente ospitate che «aiutano in casa, ci danno una mano nella consegna e lo scarico dei pacchi», ci tiene a precisare Emilio. C’è poi l’asporto per i senza tetto, quelli che vengono occasionalmente e hanno bisogno del cibo pronto, già cotto.
Il report povertà della Caritas Diocesana di Fermo grazie ai dati elaborati dall’osservatorio povertà e risorse registra un incremento delle richieste di assistenza e la nascita di nuove povertà per le famiglie del nostro territorio. La rete Caritas, nel corso del 2020, ha realizzato grazie ai molti volontari circa 13.587 interventi riguardanti principalmente la distribuzione di pacchi viveri ( 11.000), colloqui d’ascolto (645), distribuzione del vestiario e igiene personale (702), interventi per affitto o pagamento di bollette e/o piccole spese (618). Le persone che complessivamente hanno chiesto aiuto a una delle Caritas diocesana sono state 1.812. La realtà che ha registrato il maggior aumento di richieste di aiuto e assistenza è stata Civitanova (565), seguita da quella di Fermo ( 276), di San Tommaso Lido Tre Archi (155) e di Porto San Giorgio (107). L’aumento nella zona costiera è stato dunque considerevole, ma in ogni caso tutte le Caritas parrocchiali della diocesi sono state coinvolte in questa significativa richiesta di assistenza. Per spiegarci un po’ meglio la situazione abbiamo sentito Barbara Moschettoni, attuale direttrice della Caritas diocesana, una delle poche laiche a ricoprire questo ruolo:
Chi sono i nuovi poveri?
«Io li definirei impoveriti, come ha detto il vescovo, il lockdown ha cambiato molti assetti destabilizzando la nostra economia e molti di coloro che prima vivevano dignitosamente del proprio lavoro oggi non ci riescono più».
Aiutate molte famiglie italiane?
«Dal lockdown moltissime, a Civitanova in particolare. Molte si vergognavano a venirci a chiedere aiuto, in certi casi sono stati i loro vicini a ritirare i pacchi alimentari oppure eravamo noi a consegnare direttamente a domicilio».
Ci puoi rivelare qualcosa in più sul profilo di coloro che aiutate?
«Sono persone normalissime, molte con attività commerciali. A causa della pandemia moltissimi locali, ristoranti e bar in particolare, hanno chiuso. Molti avevano mutui da pagare dei propri locali ma non avevano più entrate per coprire le spese. Una cosa che posso dire è che abbiamo aiutato anche molte ragazze, spesso dell’est, che lavorano abitualmente nei night. La chiusura dei locali le ha rese impossibilitate a lavorare e difficilmente potevano fare qualcos’altro quindi si sono rivolte a noi. Abbiamo aiutato anche un giostraio da fuori città che si è rivolto a noi perchè non riusciva più a comprare il cibo per i propri animali».
Secondo te la povertà di oggi è più finanziaria o spirituale?
«Io credo che dietro ogni difficoltà economica ci sia sempre un disagio più profondo, qualcosa che va indagato e capito. Non a caso è fortemente aumentata la richiesta di supporto di tipo psicologico nei nostri centri di ascolto. Le persone chiedono aiuto per sostenere delle situazioni di forti disagio come quelle che abbiamo vissuto. Siamo consapevoli infatti che un pacco alimentare da 25/30 € non può risolvere davvero i problemi di queste persone, ma è un segno di vicinanza, di un cammino che può essere condiviso».
Che cos’è per te la Caritas?
«Durante la pandemia, quando tutti chiudevano, i nostri centri erano aperti e continuavano senza sosta la loro attività di offrire aiuto e sostegno. Mi piace vedere i centri parrocchiali come le sentinelle delle fragilità del territorio, fragilità che se esposte offrono la possibilità a chiunque di offrire un gesto di solidarietà. Se penso a quest’ultimo anno vedo il grande spirito di solidarietà che ha accomunato tante persone e associazioni, l’ultima raccolta avviata, ancora in corso, ha visto la partecipazione di tantissime persone. Penso che la Pandemia abbia riacceso questo spirito che è insieme di condivisione e fratellanza».