TREIA – Aveva trovato un cellulare e lo aveva preso. Poco dopo aveva ricevuto la chiamata disperata della proprietaria e lui, per riconsegnarle il telefonino, le aveva chiesto 100 euro «altrimenti lo distruggo», l’aveva minacciata. È stato condannato a un anno di reclusione, pena sospesa, un 43enne treiese. L’accusa era di estorsione.
La vicenda risale al 20 gennaio scorso, quel giorno una donna aveva perso il proprio cellulare a Passo di Treia. Poco dopo, accorgendosi di non averlo più con sé, aveva provato a chiamare il proprio numero con la speranza che qualcuno sentisse il suo telefono squillare e così accadde. A rispondere fu un uomo che disse di aver trovato il cellulare ma per restituirlo la proprietaria lo avrebbe dovuto ricompensare di 100 euro. La proprietaria aveva mostrato qualche perplessità a quella richiesta inaspettata ma lui non aveva battuto ciglio, o così o avrebbe distrutto il telefono.
La donna allora decise di rivolgersi direttamente ai carabinieri, furono i militari a suggerire di far richiamare il marito di lei per organizzare un incontro ed effettuare lo scambio: 100 euro per riavere il cellulare. Così, una volta consegnati i soldi, i militari intervennero e arrestarono in flagranza l’estorsore.
Il giorno dopo il 43enne fu portato in Tribunale. Difeso dall’avvocato Paolo Marchionni, l’uomo tentò di giustificarsi: «Ho sbagliato, la mia non era una minaccia, ma la richiesta di un compenso. Avevo chiesto una somma minima, mi servono per vivere». L’udienza era stata rinviata ad oggi per la discussione in abbreviato: il pubblico ministero Rocco Dragonetti ha chiesto la condanna a due anni e otto mesi, il giudice Daniela Bellesi ha condannato il 43enne a un anno di reclusione, pena sospesa. «Una volta lette le motivazioni valuteremo se fare appello», ha commentato l’avvocato Marchionni.