MACERATA – Si è appena conclusa la 30a campagna di scavi dell’Università di Macerata al Parco archeologico di Urbs Salvia e a Villamagna, dove 40 studenti si sono formati come archeologi professionisti. I risultati della campagna 2024 saranno presentati sabato 6 luglio a Urbisaglia nel teatro Comunale, alle ore 17, nell’ambito delle attività messe in campo dal Parco archeologico, da tre anni coordinato dalla Direzione Regionale Musei Marche.
A Urbs Salvia, su concessione della Direzione Regionale Musei Marche e in collaborazione con la direzione del Parco archeologico, le indagini hanno riguardato la prosecuzione degli scavi del foro e, dopo anni di interruzione, l’incrocio stradale a est del monumentale criptoportico che conserva uno dei più articolati complessi pittorici romani dell’Italia centrale. Nell’area del foro si sta indagando un’area produttiva di età repubblicana, documentata da fornaci per la produzione di ceramica e forge per la lavorazione dei metalli. «Un contesto unico in area marchigiana – spiega Roberto Perna, professore Unimc di archeologia e direttore degli scavi – che, documentando una fase iniziale del processo di romanizzazione del Piceno, ci fanno capire in che modo i romani hanno progressivamente occupato e organizzato questo territorio». La Direzione Regionale Musei delle Marche intende avviare un progetto per ampliare l’area fruibile al pubblico intorno al criptoportico. «Il nostro compito è quello di favorire una filiera virtuosa che, dallo scavo e dalla ricerca, conduce alla fruizione, attraverso la tutela e la valorizzazione» sottolinea Sofia Cingolani, direttrice del parco e funzionaria archeologa della Drm. «Le ricerche dell’Università di Macerata si inseriscono in questo processo che la Direzione ha il compito di svolgere in collaborazione con tutti gli enti e soggetti interessati allo sviluppo e alla crescita del territorio» aggiunge Luigi Gallo, direttore regionale Musei Marche. «A Villamagna – continua Perna – lo scavo della villa romana sta portando alla luce strutture archeologiche di carattere monumentale, che ci illuminano sulle trasformazioni di questa zona in età romana. Tra queste, la scoperta e lo studio dell’unico birrificio di età romana fino ad oggi conosciuto, almeno in Italia».
La villa romana si colloca all’interno dell’Abbadia di Fiastra, non lontano dal parco archeologico. «La sua collocazione topografica e le strette relazioni con lo sviluppo della città ci forniscono importanti informazioni sui modi con cui si gestiva il territorio in età romana» segnala Cecilia Gobbi, archeologa della Soprintendenza per le province di Ascoli, Fermo e Macerata e referente della concessione di scavo. «Imponendoci – aggiunge Giovanni Issini sempre della Soprintendenza – una grande responsabilità in termini di tutela e valorizzazione».
«La villa romana valorizza ulteriormente l’offerta della Riserva Naturale dell’Abbadia di Fiastra già ricca di risorse naturalistiche, storiche e archeologiche» ricorda Renato Poletti, presidente della Fondazione Giustiniani Bandini. «E’ importante che i risultati della ricerca scientifica, le nuove scoperte e il patrimonio culturale siano messi a disposizione del territorio e delle comunità, affinché si possano trasformare in opportunità di sviluppo», rimarca il sindaco di Urbisaglia Riccardo Natalini. «Ricerca, valorizzazione e gestione consapevole del patrimonio culturale sono un’occasione di crescita anche sociale ed economica – sottolinea il rettore John McCourt -. Dal prossimo anno accademico avvieremo un corso di laurea in Archeologia e sviluppo dei territori proprio per formare archeologi capaci di dialogare con le necessità della trasformazione dei territori, cogliendo le opportunità di lavoro offerte dall’attuale contesto socio-economico».