MACERATA- Continua a tenere banco la questione relativa alle chiusure delle attività che si stanno verificando nel Comune di Macerata, in particolare nel centro storico della Città, dove risiedono le botteghe storiche. I motivi però non sembrano essere di carattere economico, bensì sono legati o alla mancanza di un ricambio generazionale oppure per un cambio di vita. L’Ufficio Attività Produttive mediante il suo report, ha fatto sapere che nel 2024, le aperture sono state 12, mentre le chiusure 7. Relativamente al primo trimestre del 2025, all’Ufficio preposto, risultano 21 cessazioni e 28 aperture. Il conteggio comprende attività commerciali in genere, somministrazione alimenti e bevande, acconciatori/estetisti, imprese pulizie, autoriparatori, circoli privati e strutture ricettive extralberghiere.
L’assessore Laviano: «Assistiamo a continui investimenti da parte delle attività commerciali della nostra città. Unico comune che si è aggiudicato quattro bandi dei centri commerciali naturali»
L’assessore alle Attività Produttive Laura Laviano ha fatto chiarezza in merito ai numeri registrati: «Le attività che hanno chiuso, molte di loro storiche, non hanno chiuso per motivi economici ma semplicemente o per mancanza di un cambio generazionale o per una decisione di cambio di vita per motivi familiari, questo è un dato importante e significativo perché dimostra che le chiusure non sono dovute a perdite economiche per quanto il commercio oggi sia cambiato e per poter stare al passo coi tempi, bisogna proporre sempre qualcosa di nuovo. Inoltre – ha aggiunto – stiamo assistendo a continui investimenti da parte delle attività commerciali della città tant’è che Macerata è stato l’unico comune che si è aggiudicato ben quattro bandi dei centri commerciali naturali con investimenti fino a 500mila euro. I Centri Commerciali Naturali (CCN) sono forme di aggregazione tra imprese commerciali, artigianali e di servizio insistenti su una determinata area della città, con lo scopo di valorizzare il territorio e di rendere più competitivo il sistema commerciale di cui sono parte, pertanto è un nuovo modello organizzativo. Se le attività produttive non credessero nel loro lavoro e nell’investire in questa città non avrebbero partecipato così massimamente ad un bando che chiede comunque degli impegni».